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Unire le diverse anime dell’infermieristica Italiana per accendere una speranza nella professione

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La situazione infermieristica italiana è da tempo al centro del dibattito con una serie di criticità e probabili soluzioni sull’agenda politica delle varie rappresentanze istituzionali

Una professione che pur avendo ormai da circa 23 anni assunto tutti i crismi di una professione intellettuale dal punto di vista normativo, in realtà nella quotidianità ed operatività è restata al palo.

Incarcerata da una parte dall’incapacità di mettere insieme tutte le sua anime in un progetto comune; dall’altra da una asfissiante e invalidante volontà a tutti i livelli di negargli nei fatti ogni possibilità di evoluzione.

Noi tutti come professionisti abbiamo delle responsabilità è innegabile, divisi come siamo, ed ognuno intento a coltivare il proprio ristretto orticello.

E’ altrettanto innegabile che molti, troppi, approfittando di questo limite, lo hanno alimentato ed hanno messo in atto strategie affinché nulla mutasse perchè a quanto pare un infermiere capace di pensiero critico diviene molto scomodo.

Anche la tanto anelata autonomia professionale spaventa altre famiglie professionali che vedono minacciati i loro “orticelli”.

Anche il raggiungimento della tanto agognata dirigenza delle professioni sanitarie non ha prodotto alcun effetto positivo…primo perchè molte aziende hanno fatto una strenua resistenza prima di doverle  implementare; secondo perchè troppo spesso i dirigenti sono stati messi lì scegliendoli tra i più asserviti alle logiche aziendali più per politica che per competenze e molto spesso senza neanche i titoli idonei a ricoprire quegli incarichi e perciò fortemente ricattabili e del tutto asserviti a logiche estranee al progresso della professione.

Inoltre in questi ultimi 10/15 anni la professione a causa della crisi economica e degli sperperi del passato con i relativi piani di rientro imposti da molte regioni, si trova a sopportare una gravissima crisi occupazionale che ha lasciato pochi e vecchi infermieri negli organici delle varie aziende vanificando un necessario ricambio generazionale.

Una crisi occupazionale senza precedenti lasciando giovani generazioni in mano a cooperative varie, veri e propri schiavisti, che li costringono a lavorare per pochi spiccioli l’ora intascando di contro cifre esorbitanti (VEDI).

In questo quadro veramente desolante non scandalizzano più notizie di professionisti sfruttati, schiavizzati (VEDI) in tutto e per tutto senza alcun appiglio a cui aggrapparsi…

Ed ecco all’orizzonte spuntare tre diverse (ma sostanzialmente uguali) scuole di pensiero

1. I cosiddetti “progressisti”

Quelli che tentano in tutti i modi di portare un vento di novità, che tendono al rifiuto del demansionamento; che vorrebbero innalzare il livello della professione come giustamente bisognerebbe fare e che si scontrano quotidianamente con un muro di gomma formato dalle aziende e dirigenti vari, da un organizzazione del lavoro giurassica ed inadeguata, dagli stessi loro colleghi e perfino dal personale di supporto dove presente.

Vivono in una condizione altamente frustrante, ma ciononostante non si arrendono, ed essendo un numero minoritario sono molto disgregati ed incapaci di produrre movimento limitandosi ad una strenua e logorante resistenza.

2. I cosiddetti “girolettisti”

Coloro i quali vuoi per formazione (vecchio ordinamento), vuoi per abitudine, vuoi perchè ormai arresi di fronte all’impossibilità materiale di affrancarsi da un infermieristica ancestrale, sono i primi assertori che le prestazioni igieniche e domestico alberghiere sono parte integrante dell’assistenza…perciò di pura competenza infermieristica.

Un manipolo di colleghi che difendono strenuamente il giro letti ed ogni simile nefandezza.

Questi colleghi sanno bene nel loro intimo che le cose sono cambiate, che sono state introdotte le figure di supporto per adempiere questi compiti e che dovrebbero saper fare altro!

Ma vuoi perchè non hanno avuto modo o voglia di imparare altro, vuoi perchè l’altro comporta RESPONSABILITÀ’, credono erroneamente di evitare preferendo sminuirsi al ruolo di O.s.s.!

Questo gruppo di colleghi raffigurano in pieno lo stato di abbrutimento in cui è relegata la nostra professione ed anche se inconsciamente e senza voler mettere croci sulle spalle di nessuno sono di fatto uno dei maggiori ostacoli all’evoluzione della professione.

3. I cosiddetti “missionari”

Sono invece coloro i quali mantenendo tutti i presupposti dei “girolettisti” ammantano e nascondono la realtà dietro un ispirato senso di missione di estrazione mistica.

Sono una evoluzione dal punto di vista del meccanismo psicologico che tenta dietro il concetto di missione di mascherare tutta la loro frustrazione, incoerenza ed impotenza.

 

Se partiamo dal presupposto che l’oppressione, la frustrazione e l’abbrutimento non piacciono a nessuno viene da chiedersi il perchè di tutto questo?

Perché gli infermieri italiani invece di unirsi e lottare come fu negli anni ’90 vivono la loro professione da estranei?

Come se l’unica cosa veramente importante fosse arrivare al 27 del mese e mettere in tasca quei pochi spiccioli, mettendo in un angolo ogni forma di orgoglio professionale ed ogni potenzialità DI CRESCITA?

Troppo facile dire perchè ci vogliono così….perchè non ci permetteranno mai di evolvere, perchè pur di lavorare bisogna accontentarsi e non sputare nel piatto in cui si mangia…perchè per quello che ci pagano è fin troppo così queste sono solamente scuse paraventi.

La realtà è che manca una seppur piccola speranza di poter cambiare le cose; manca un minimo di organizzazione capace di coagulare le forze migliori dietro un progetto di riscatto; manca cioè l’idea che un futuro diverso non solo sia possibile, ma addirittura inevitabile, in definitiva quella spintarella in grado di mettere in moto una valanga!

L’anima della professione per fare una citazione filosofica (Platone il mito dell’auriga) è un pò come una biga trainata da un cavallo nero ed uno bianco; il cavallo nero rappresenta la paura, la paura del nuovo, quel senso di inadeguatezza verso il nuovo infermiere, il cavallo bianco rappresenta quel senso di dovere di missione quell’ordinato senso di dover subire.

Naturalmente ogni biga ha bisogno di un conducente, l’auriga che ha il compito di condurre la biga a destinazione, di utilizzare e convogliare la forza dei due cavalli, uno forte ed impetuoso poco incline a seguire la strada indicata, l’altro più mansueto.

L’auriga è rappresentata da quella parte della professione che vede chiara la destinazione difronte, ma in realtà non riesce a governare adeguatamente i due cavalli così da non riuscire in definitiva a portare la biga a destinazione.

Credo che a questo punto sia il caso di fermarsi e ragionare un attimino su cosa non funziona.

Forse il metodo di governo della biga è sbagliato; forse sono sbagliate le feroci contrapposizioni quasi che una delle anime volesse prevalere sull’altra in una sorta di infinita e paritaria lotta intestina.

No non è questa la strada da percorrere….e chi ha più saggezza in questo momento deve tirarla fuori!

Smettere con le diatribe infinite ed infruttuose; la soluzione, è dimostrata dai fatti, non passa di là!

COINVOLGIMENTO dovrà d’ora in avanti essere la parola chiave; SOSTEGNO RECIPROCO lo strumento; OBIETTIVI CHIARI E CONDIVISIBILI IN CRESCENDO la strategia; LAVORARE TUTTI INSIEME PER RAGGIUNGERLI la tattica.

A chi spetta però tutto questo?

Non possiamo certo pensare che i cavalli possano farcela da soli!

Spetta quindi a chi ha il compito e la responsabilità di dirigerli, fare in modo che collaborino tra loro e con lui.

Spetta quindi all’auriga capire che diversamente non si va da nessuna parte se non verso il baratro!

Dimostrare che si può, prendere per mano tutti e portarli verso un domani diverso!

Questa è la luce in fondo al tunnel; forse è proprio quello che manca oggi.

Una classe dirigente nuova e/o diversa della professione a partire dai collegi, passando per i sindacati, i dirigenti infermieristici nei posti di lavoro e tanti colleghi capaci ed ancora vogliosi di guardare oltre il proprio naso.

Se si riuscirà nei prossimi mesi a coagulare questi pensieri in un movimento ispirato da valori e idee che protendono verso il cambiamento, che coinvolgano TUTTI gli infermieri, e i cittadini, i veri beneficiari di questo nuovo corso di una sanità ancora troppo ancorata a vecchi retaggi e governata dai soliti noti.

 

Angelo de Angelis 

 

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