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Giornata Mondiale del Diabete: Katja Speese (O.S.D.I.) parla del ruolo cruciale degli infermieri di diabetologia

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Nella Giornata Mondiale del Diabete, Katja Speese, Presidente di OSDI, ci parla del ruolo cruciale degli infermieri di diabetologia 1
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Diabete Italia è un’Associazione rappresentativa del mondo del diabete nella sua globalità; una sorta di piazza virtuale in cui si incontrano le diverse componenti, professionisti sanitari e pazienti, in cui si favorisce lo scambio di informazioni e di esperienze, al fine di raggiungere obiettivi comuni

Quest’anno – come ci ricorda Diabete Italiala Giornata Mondiale del Diabete intende sottolineare in modo particolare l’importanza di un equo accesso alle cure per le donne con diabete o a rischio di svilupparlo. Accesso alle cure significa ai farmaci, alle tecnologie, alle informazioni e ai supporti necessari per essere il più possibile autonome e protagoniste nella gestione e nella prevenzione del diabete ottenendo così i migliori risultati”.

Protagonista assoluto, quando si parla di informazioni e supporto all’autonomia dei pazienti è l’infermiere di Diabetologia. Chiediamo alla Presidente Nazionale degli Operatori Sanitari di Diabetologia Italiani, Katja Speese di spiegarci qual è la mission di OSDI e quale il ruolo degli infermieri di diabetologia.

Katja Speese, Presidente di OSDI

 

“Da sempre OSDI si prefigge l’obiettivo di promuovere lo sviluppo professionale migliorando la cultura e la preparazione degli infermieri che si occupano dell’assistenza alla persona con diabete in ogni setting di cura. Nonostante sia noto il ruolo fondamentale dell’infermiere nei team di diabetologia, non è ancora istituzionalmente riconosciuta la figura dell’infermiere esperto in questo campo, per questo ed altre ragioni, non sempre l’infermiere di diabetologia ha la possibilità di mettere a disposizione tutte le proprie competenze.

Troppo spesso il ruolo dell’infermiere viene ridotto alla sola attività educativa, assolutamente importante, ma in questo contesto non vengono considerate altre competenze come l’anamnesi infermieristica, la valutazione bio-psicosociale della persona con diabete, la valutazione delle capacità, dei contesti famigliari, dei fabbisogni della persona al fine di garantire l’assistenza che permetta alla persona di gestire in autonomia la propria malattia seguendo il piano di cura in sicurezza (automonitoraggio e tecnica iniettiva, facendone comprendere l’importanza), favorendo quindi l’aderenza terapeutica.

Inoltre screening di prevenzione, collaborazione nella cura del piede diabetico e consulenza infermieristica sono tutte attività dedicate dell’infermiere esperto nel rispetto del proprio ruolo e delle proprie competenze.

Collabora e gestisce percorsi integrati di cura per assicurare alla persona con diabete la migliore qualità di cura possibile dal momento del ricovero ospedaliero, al servizio di diabetologia, al territorio. Collabora nella gestione del diabete gestazionale durante la gravidanza delle donne con diabete e nella transizione dell’adolescente con diabete al servizio di diabetologia dell’adulto.

Questo e tanto altro: è impensabile quindi che un infermiere che oggi lavora in Cardiologia o in un Centro Trasfusionale, a rotazione, lavori in un servizio di diabetologia. OSDI consapevole di questo da anni sta promuovendo iniziative atte a favorire l’istituzione ufficiale della figura dell’infermiere esperto in prevenzione e assistenza diabetologica. E speriamo di riuscirci”.

Solo 1 paziente su 3, nel nostro Paese ha un adeguato controllo della malattia. Il Piano nazionale della criticità mira a spostare l’assistenza dall’ospedale al territorio. In questo contesto gli infermieri possono giocare un ruolo fondamentale. Lei Presidente lavora in un contesto privilegiato quale la Provincia di Trento, ci descriverebbe in cosa consiste il suo lavoro?

“Il contesto economico socio sanitario sta cambiando e si stanno studiando tutte le strategie possibili per garantire appropriatezza ed equità assistenziale.

OSDI, cercando di stare al passo con quanto sta accadendo anche rispetto agli obiettivi del Piano Nazionale, ha istituito nel dicembre 2016 la Fondazione Chronic Care. Fondazione nata con la volontà di preparare gli infermieri, non esperti in diabetologia, ed altre figure quali care giver e famigliari, ad accogliere le cronicità nelle strutture predisposte, ove esistono, oppure a casa.

È vero che la Provincia di Trento è un contesto privilegiato, esistono strutture convenzionate, hospice, reti territoriali integrate (ADI, Cure palliative…) ma non è giusto che una persona con bisogni assistenziali debba avere la fortuna o la sfortuna di vivere in una Provincia piuttosto che in un’altra.

Obiettivo primario e che dovrebbe essere comune è quello di lavorare sulla frammentarietà dell’assistenza a livello nazionale. OSDI attraverso la collaborazione con DI, Società Scientifiche, Associazioni di Volontariato ed Istituzioni quali Senato e Parlamento, continua a lavorare perché la persona con diabete sia assistito in egual misura al nord come al sud, isole comprese”.

Si sente dire spesso che il diabete è una malattia subdola, ma lo è forse anche perché del diabete pensiamo di sapere molte cose ed invece non è affatto così. Diabete Italia sta portando avanti una campagna dal titolo provocatorio “Le favole del diabete” il cui scopo è quello di sfatare i luoghi comuni e le informazioni spesso superate, quando non addirittura false. Ci parlerebbe di qualcuno di questi falsi miti che è bene sfatare?

“Diciamo che già Diabete Italia attraverso la campagna “Le favole del diabete” affronta diversi falsi miti spiegando sinteticamente come stanno veramente le cose. Per la mia esperienza i falsi miti sono spesso in relazione all’alimentazione. OSDI ha realizzato un documento d’indirizzo che evidenzia le basi razionali disponibili in letteratura rispetto all’assistenza al paziente con diabete: Raccomandazioni di Trattamento Assistenziale in campo diabetologico: le Position Statement OSDI 2011-12. Un volume, tra gli altri, è dedicato all’alimentazione con l’obiettivo di dare un supporto agli infermieri nell’educare la persona con diabete ad una sana e corretta alimentazione. Alcuni falsi miti sono:

  • lo zucchero ingrassa ed il miele no (100 gr di miele contengono 80 gr di CHO e 310 Kcal);
  • il pane ingrassa più dei crackers o delle fette biscottate (essendo biscottate, viene tolta l’acqua e lo zucchero si concentra quindi 100 gr contengono sempre 80 gr circa di CHO e superano 400 Kcal);
  • il riso ingrassa meno della pasta (ma ha un indice glicemico più alto);
  • la mela verde non contiene zucchero (essendo acerba contiene glucosio puro non ancora trasformato in fruttosio).

Questi solo alcuni esempi. Oltre ai falsi miti vorrei porre l’attenzione anche su un altro pericolo in cui le persone con diabete e famigliari rischiano di incorrere: la ricerca di informazioni attraverso “Dott. Google” ed altri siti non protetti. Non sempre le informazioni trovate online sono sicure, quindi consiglio a tutte le persone di parlare con il proprio team di cura confrontandosi e valutando insieme le risposte ottenute o facendosi suggerire siti più sicuri di ricerca. Si rischia di mettere in atto autocure che possono portare a danni irreversibili”.

Parliamo di noi infermieri, eccetto gli infermieri di diabetologia, siamo davvero in grado di saper gestire la terapia iniettiva? Siamo sicuri di operare secondo le più recenti evidenze scientifiche? Vorremmo conoscere la sua opinione in merito e cosa è possibile fare localmente per migliorare l’adesione alle buone pratiche.

“L’infermiere di diabetologia è in continuo aggiornamento, le nuove terapie e le nuove tecnologie sono in repentina evoluzione quindi ha necessità di mantenersi sempre informato secondo le più recenti evidenze scientifiche in campo diabetologico.

Cosa che non è per l’infermiere di unità operativa o territoriale che hanno obiettivi, carichi e setting di lavoro diversi. Sempre attraverso attività formative di OSDI a livello locale, abbiamo raccolto il fabbisogno formativo dei colleghi ed abbiamo creato dei percorsi ad hoc per garantire anche a loro una preparazione adeguata sulla corretta tecnica iniettiva, sulla gestione dell’autocontrollo, sull’esistenza di nuovi farmaci e la prevenzione e cura del piede diabetico.

Non è stato semplice, sono stati fatti corsi, percorsi di FSC, procedure e protocolli di supporto che hanno coinvolto tutte le figure non esperte. C’è voluta tanta buona volontà da parte di tutti, ma il lavoro è stato apprezzato ed i risultati si iniziano a vedere.

Persone che vengono inviate prima ai servizi di riferimento in presenza di problemi riscontrati dall’infermiere del territorio, maggior collaborazione e condivisione attraverso percorsi integrati, rinforzi educativi durante i ricoveri ospedalieri, una maggior richiesta di consulenza infermieristica e contatti con il CAD di riferimento prima della dimissione. Credo che a lungo termine potremmo fare i conti positivamente godendo di un risparmio economico sulla gestione delle complicanze del diabete, riduzione dei ricoveri ed un aumento delle attività preventive.

OSDI è fermamente convinto che solo un infermiere adeguatamente preparato e competente può fornire un’assistenza di qualità volta al miglioramento della condizione di vita quotidiana della persona con diabete”.

La ringrazio Presidente, per averci accompagnato in questo percorso assistenziale, cruciale per milioni di persone affette da diabete, nel nostro Paese. Come lei, ci auguriamo, che gli esiti di cura non dipendano dai soli fattori geografici, ma bensì dalla competenza degli operatori sanitari, che possono contare su una Società Scientifica, OSDI, da lei degnamente rappresentata.

Rosaria Palermo

 

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