Uno studio recente pubblicato sulla rivista Science Translational Medicine, frutto di un lavoro internazionale nel quale ha preso parte l’Istituto Superiore di Sanità (Iss) in concomitanza alla George Mason University e altre istituzioni in Usa, Australia, Perù e Gran Bretagna, dimostra che è possibile effettuare la diagnosi di tubercolosi tramite un campione di urine.
Benché sia una malattia molto diffusa (colpisce ogni anno 8 milioni di persone), la diagnosi di tubercolosi risulta ancora essere problematica.
Gli attuali metodi diagnostici per lo screening della Tbc (test di Mantoux o il test IGRA) sono basati sulla valutazione della risposta immunitaria del paziente e hanno diversi difetti:
- identificata la risposta immunitaria non dicono se si tratta di una forma attiva di Tbc o di un’infezione tubercolare latente;
- sono poco efficaci in caso di immunodeficienze;
- il test Mantoux, produce molti falsi positivi mentre quello IGRA è molto costoso.
Questo nuovo test per la tubercolosi utilizza un meccanismo d’azione simile a quello utilizzato per i test di gravidanza, e sarà in grado di identificare e misurare con elevata sensibilità e specificità i componenti del batterio Mycobacterium tuberculosis (Mtb), responsabile della malattia, direttamente dalle urine dei pazienti, con estrema velocità.
Il lavoro sull’utilizzo di nanoparticelle capaci di catturare particelle che si sono staccate o sono state secrete dal bacillo di Koch, con l’utilizzo di queste nanoparticelle è stato possibile concentrare e proteggere dalla degradazione alcuni costituenti strutturali del batterio Mtb, come il lipoarabinomannano (Lam), o secreti, come la proteina Esat-6, che sono rilasciati nei liquidi biologici e principalmente nelle urine di tutti i soggetti con tubercolosi.
I risultati dimostrano che la rilevazione di tali componenti è diagnostica per Tbc e che esiste una correlazione tra la quantità di Lam misurata nelle urine e la severità della malattia.
Tale risultato che riduce i tempi di diagnosi, migliora la precisione di screening, diminuendo i falsi positivi, riduce l’invasività delle analisi e offre nuove prospettive nel controllo della TBC. Tale metodo diagnostico risulterà prezioso nei paesi in via di sviluppo in cui un test semplice, economico e non invasivo come quello proposto potrebbe cooperare alla limitazione della diffusione della TBC e al controllo dell’efficacia della terapia.
Ida Baiano
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