Inviata una lettera aperta al ministro della Salute.
Nessun infermiere tra i membri dell’Osservatorio nazionale delle buone pratiche e sulla sicurezza in sanità. È proprio sull’esclusione in toto della professione dall’osservatorio previsto dalla Legge Gelli-Bianco che ruota la lettera aperta indirizzata al ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, dall’Ente ordinistico delle professioni infermieristiche di Firenze e Pistoia. Con una precisa richiesta: “Inserire rappresentanti della professione infermieristica nell’Osservatorio, al fine di garantire una maggiore tutela della cittadinanza, data dalla competenza specifica sui temi di natura assistenziale, che gli infermieri possono certamente apportare”.
Nell’esprimere l’amarezza per l’esclusione, la lettera prende a riferimento l’articolo 3, comma 2, della legge Gelli-Bianco: “L’Osservatorio acquisisce dai Centri per la gestione del rischio sanitario e la sicurezza del paziente, di cui all’articolo 2, i dati regionali relativi ai rischi ed eventi avversi nonché alle cause, all’entità, alla frequenza e all’onere finanziario del contenzioso e, anche mediante la predisposizione, con l’ausilio delle società scientifiche e delle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie di cui all’articolo 5, di linee di indirizzo, individua idonee misure per la prevenzione e la gestione del rischio sanitario e il monitoraggio delle buone pratiche per la sicurezza delle cure nonché per la formazione e l’aggiornamento del personale esercente le professioni sanitarie”.
L’ente ordinistico di Firenze e Pistoia prosegue così: “Anche la Direttiva U.E 55/2013, recante modifica della direttiva comunitaria 36/2005 relativa al riconoscimento delle qualifiche professionali e del regolamento (U.E.) n. 1024/2012 relativo alla cooperazione amministrativa attraverso il sistema di informazione del mercato interno («regolamento IMI»), ripetutamente cita l’infermiere quale responsabile dell’assistenza, definendo percorsi formativi e riconoscimenti per il libero scambio tra i paesi comunitari e declinando precise competenze in capo agli esercenti la professione infermieristica”. Dalle quali, “si evince quindi l’autonomia dell’infermiere, quale responsabile dell’assistenza, nel definire e validare le linee guida e le buone pratiche basate sulle evidenze scientifiche da seguire nell’esercizio professionale”.
A ulteriore riprova, si cita la legge 24/2017, articolo 5.1: “Gli esercenti le professioni sanitarie, nell’esecuzione delle prestazioni sanitarie con finalità preventive, diagnostiche, terapeutiche, palliative, riabilitative e di medicina legale, si attengono, salve le specificità del caso concreto, alle raccomandazioni previste dalle linee guida pubblicate ai sensi del comma 3 ed elaborate da enti e istituzioni pubblici e privati nonché dalle società scientifiche e dalle associazioni tecnico-scientifiche delle professioni sanitarie iscritte in apposito elenco istituito e regolamentato con decreto del Ministro della salute, da emanare entro novanta giorni dalla data di entrata in vigore della presente legge, e da aggiornare con cadenza biennale. In mancanza delle suddette raccomandazioni, gli esercenti le professioni sanitarie si attengono alle buone pratiche clinico-assistenziali basa i fondamenti della responsabilità professionale per gli esercenti le professioni sanitarie sull’adesione a linee guida e buone pratiche validate dalle società scientifiche”.
A parere dell’ente ordinistico toscano, “da ciò deriva l’opportunità, oltre che di coinvolgere le associazioni scientifiche e gli enti di riferimento per ogni categoria di esercenti, una specifica professione sanitaria nessuna esclusa, ivi inclusi quindi gli infermieri, quali responsabili dell’assistenza, così come chiaramente richiamato dalla normativa”.
Lettera aperta al ministro Lorenzin (testo integrale)
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