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La Verità risponde agli infermieri: “L’attacco non era a voi, ma al governo”

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La Verità risponde agli infermieri: "L’attacco non era a voi, ma al governo"
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Dopo i tanti attacchi ricevuti in seguito all’articolo “Per dare l’aumento agli infermieri il governo toglie i soldi ai malati”, il quotidiano La Verità risponde agli infermieri italiani

La scorsa domenica il quotidiano La Verità, diretto da Maurizio Belpietro, ha sbattuto in prima pagina un bel titolone che ha fatto imbestialire i professionisti della salute: “Per dare l’aumento agli infermieri il governo toglie i soldi ai malati” (VEDI).

Il riferimento era al nuovo contratto, quello contro cui moltissimi infermieri hanno scioperato in data 23 febbraio (VEDI) e che li vedrà di nuovo in protesta ad aprile (VEDI).

Un contratto che, secondo l’articolo firmato da Claudio Antonelli, vedrà solo uno “spostamento” di soldi dal fondo sanitario nazionale (e quindi dalle tasche dei pazienti) al personale del comparto sanità. Una “mancia elettorale” che, dopo le elezioni, potrebbe essere addirittura bloccata dalla Corte dei Conti.

E gli infermieri si sono arrabbiati; subissando di proteste la redazione de La Verità e inondando i social network di insulti e proteste ai danni della testata. Non tanto per la denuncia di questo presunto “taglio mascherato”, quanto per il bel titolone partorito dal quotidiano che ha chiaramente contrapposto infermieri e cittadini.

Un titolone che, come avviene troppo spesso nella stampa italiana, ha pescato all’interno del calderone della sanità (e del comparto sanità) una sola categoria, forse quella reputata più debole e/o più attaccabile, visti gli innumerevoli precedenti, e l’ha presa di mira: quella degli infermieri. Sacrificandola. Con l’obiettivo di punzecchiare il governo Gentiloni; sperando così di trascinare qualche voterello in più dalla propria parte (la faziosità de La Verità è cosa nota).

Comunque… dopo l’insurrezione infermieristica, il giornale di Belpietro ha pensato di far uscire un altro pezzo sulla questione. Per fare le proprie scuse agli infermieri? Macché… Per dare delle delucidazioni a proposito  primo articolo, male interpretato (almeno secondo il suo autore) dai permalosissimi professionisti della salute italiani.

Il titolo è: “Nessun attacco agli infermieri, ma al governo che usa fondi sbagliati”. E nello scritto si legge: Siamo stati attaccati da numerosi infermieri. Taluni ci hanno richiesto di rettificare la notizia. Altri si sono sentiti accusati di un’azione vergognosa: sottrarre soldi alle cure dei malati. Ci spiace, ma forse chi ci accusa non ha letto (o non ha letto attentamente) l’articolo pubblicato domenica. Non abbiamo mai accusato infermieri o altri operatori sanitari di alcunché; semplicemente abbiamo puntato il dito contro il governo che sposta fondi da una partita di bilancio all’altra e camuffa aumenti con tagli”.

Infine, dopo aver riproposto uno stralcio dello scritto precedente, il giornalista conclude con un solenne: “Ribadiamo, infermieri e operatori non se la prendano con noi”.

Vede, caro Antonelli… Lei dovrebbe sapere, visto che si occupa di comunicazione, che le parole hanno un peso. E che perciò un titolone come il suo, ovvero “Per dare l’aumento agli infermieri il governo toglie i soldi ai malati” può apparire come forzato ed infelice, in quanto mette in contrapposizione cittadini e professionisti della salute. Un titolo che, come affermato anche dalla Federazione Nazionale Ordini Professioni Infermieristiche (FNOPI), indipendentemente dal contenuto del pezzo, si fonda su una provocazione inaccettabile e fuori luogo”.

Una provocazione che noi professionisti della salute, alla infinita ricerca di un sacrosanto riconoscimento economico e sociale, oltre che legislativo, non possiamo proprio tollerare. Perciò, invece di arrampicarsi su degli specchi ben oliati… Non era meglio scusarsi e basta, caro Antonelli? Magari ammettendo che il titolone da lei (o dalla sua redazione) partorito è stato una scelta discutibile? Sbagliata? O magari un po’ troppo votata alla vendita del quotidiano, senza badare troppo al fango gettato su una categoria di professionisti?

Alessio Biondino

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