Succede in Zimbabwe alla vigilia del 38° anniversario dell’indipendenza, alla vigilia dell’appuntamento elettorale di luglio
Il vicepresidente Constantino Chiwenga in un intervento annuncia il licenziamento in tronco tutte le infermiere del servizio sanitario nazionale.
La loro colpa è di aver scioperato rifiutandosi di rientrare in servizio.
Gli infermieri chiedono il pagamento delle indennità e la reintroduzione scala salariale.
Il licenziamento “con effetto immediato” appare come un tentativo di sedare tensioni nel mondo del lavoro.
Emmerson Mnangagwa, il presidente che ha preso il posto dell’ultranovantenne Robert Mugabe dimessosi dopo 37 anni di potere, di recente aveva dovuto acconsentire ad aumenti retributivi per medici al fine di porre fine a un loro sciopero.
Il vicepresidente Constantino Chiwenga accusa le infermiere di ignorare lo stanziamento da oltre 17 milioni di dollari zimbabwesi messo a disposizione del ministero della Salute per far fronte alle richieste.
Pertanto, ha aggiunto, il rifiuto delle manifestanti di riprendere la propria attività dimostra che la “mobilitazione non ha nulla a che fare con i diritti dei lavoratori e con le loro condizioni ma è mossa da meri interessi politici”.
Di conseguenza il governo ha deciso, nell’interesse dei pazienti e al fine di salvare vite umane, di “licenziare tutte le infermiere coinvolte con effetto immediato”.
Per sopperire alla carenza di organico, il governo ha incaricato il Consiglio dei servizi sanitari di utilizzare lo stanziamento per assumere gli infermieri disoccupati e reinserire quelli in pensione.
La Zimbabwe Nurses Association (sindacato di categoria), ha spiegato che i negoziatori del governo hanno fatto di tutto per scongiurare lo sciopero; assicurando che gli arretrati sarebbero stati pagati al più presto.
Ma le infermiere sono andate avanti. “Hanno fatto tante promesse per troppo tempo; – ha spiegato il segretario generale della Zna, Enoch Dongo – ma loro hanno deciso di continuare a scioperare sino a quando gli stipendi non verranno accreditati”.
Redazione NurseTimes
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