La presidente Mangiacavalli scrive ai responsabili degli organi di informazione per chiedere maggiore attenzione all’uso del termine “infermiere”.
Nonostante il netto miglioramento della percezione della professione infermieristica tra i mass media, con una riduzione rispetto al periodo precedente il 2015 di almeno il 70% degli errori nella classificazione del personale e nell’utilizzo dei titoli in fatti di cronaca, esistono ancora sacche di resistenza che non distinguono gli infermieri da chi infermiere non è, arrecando grave danno alla professione e, soprattutto, al rapporto tra questa e i cittadini assistiti.
Gli infermieri, quindi, ripartono all’attacco dopo la lettera già inviata nel 2015 e chiedono collaborazione ai mass media per evitare il ripetersi di una pratica ancora frequente negli ultimi tempi: il termine “infermiere” è utilizzato a vario titolo per indicare operatori di altre professionalità che compiono atti, e spesso illeciti, di varia natura. In sostanza, negli ospedali (ma anche nei servizi sanitari sul territorio), sembrano esistere solo due categorie professionali da citare: medici e infermieri.
Nella lettera (vedi allegato in basso) inviata a oltre 2mila giornalisti di tutte le testate (giornali, radio, tivù, web, ecc.) la presidente Fnopi, Barbara Mangiacavalli, sottolinea che, dopo la prima richiesta di collaborazione agli organi di stampa, si è molto ridotto l’utilizzo improprio del termine “infermiere”, che tra l’altro, con la Legge n. 3/2018, che ha istituito l’Ordine professionale degli infermieri, ha visto inasprire le pene per chi abusivamente si attribuisce questo tipo di professionalità.
Ma serve ancora più chiarezza, che eviterebbe lo spiacevole ricorso a richieste di rettifica a mezzo stampa da parte della Federazione e/o dei singoli Ordini provinciali. Richieste che, dal 2017 in poi, sono state almeno dieci, anche se il fenomeno è comunque in calo rispetto agli anni precedenti di oltre il 70%.
La Federazione, su questo argomento, ha anche messo in allerta i Collegi provinciali perché vigilino sull’utilizzo della qualifica di infermiere da parte dei media e ha inviato loro un modello, anche in questo caso a scopo “preventivo”, di richiesta di rettifica a mezzo stampa secondo le regole dettate dalla legge. Una reazione, tuttavia, che proprio con la lettera ai media si vorrebbe evitare. Gli errori maggiori a cui si riferisce la Fnopi si verificano con l’attribuzione della qualifica di infermiere a personale ausiliario, a operatori sociosanitari o a operatori tecnici dell’assistenza.
“Noi infermieri – spiega Mangiacavalli – siamo professionisti laureati responsabili dell’assistenza infermieristica, che esplichiamo attraverso valutazioni, interventi e certificazioni competenti e autonome in ambito assistenziale, curativo, riabilitativo, preventivo. Abbiamo l’obbligo, già in base a leggi precedenti, ma soprattutto per la Legge 3/2018, di iscrizione all’Albo professionale tenuto dall’Ordine, per poter esercitare la professione”.
E ancora: “Conseguiamo master, laurea magistrale e dottorato di ricerca, e svolgiamo funzioni cliniche molto diversificate tra loro, con numerose specializzazioni, così come funzioni manageriali (dal coordinamento alla direzione di strutture complesse), funzioni formative e di ricerca in ambito universitario e non. Seppure in forme diverse e con percorsi professionalizzanti diversi, esistono poi figure dedicate sostanzialmente all’assistenza di base, soddisfacimento di bisogni igienici, di eliminazione e di comfort domestico alberghiero e, in alcuni casi, di pulizia e manutenzione di utensili, apparecchi, presidi usati dal paziente e dal personale medico e infermieristico per l’assistenza al malato. Ma sono, ad oggi, figure non professioniste, non iscritte a Ordini, che lavorano su attribuzione dell’infermiere, il quale rimane il responsabile di riferimento diretto”.
Concludendo, la presidente Fnopi si dice certa che i responsabili dell’informazione comprenderanno la necessità di questo chiarimento. E aggiunge:“Sono certa che comprenderà la necessità di questo chiarimento e Le chiedo di nuovo collaborazione per fare il ‘passo finale’, visto il trend positivo registrato, e per evitare il ripetersi di tali situazioni, lasciando così a noi infermieri la necessaria serenità nell’attività quotidiana con cui ci prendiamo cura dei pazienti e la certezza che questi ci riconoscano per quel che siamo, anziché guardarci con un sospetto legato all’agire di altre figure non controllate, non responsabili, che noi, come Ordini professionali, non possiamo neppure sanzionare”.
Redazione Nurse Times
Allegato: Lettera Fnopi ai media
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