Nel 2013 il premier appena incaricato è stato il legale della famiglia di una bimba affetta da leucodistrofia metacromatica. Si è battuto affinché la piccola potesse seguire il protocollo di cura ideato da Davide Vannoni.
Dopo le polemiche relative al curriculum e agli studi in Usa, dal passato del premier in pectore Giuseppe Conte riemerge il suo sostegno al “metodo Stamina”. Nel 2013 è stato il legale della famiglia di Sofia De Barros, una bimba di Livorno affetta da una malattia degenerativa terminale, e si è battuto affinché la piccola potesse seguire il protocollo di cura di Davide Vannoni, contestato dalla scienza e poi dichiarato illegale dalla magistratura.
Il caso della piccola Sofia
Sofia era affetta da leucodistrofia metacromatica, patologia che porta a progressiva paralisi e cecità. Il trattamento della bambina aveva subito diverse interruzioni dopo l’apertura di alcune inchieste della magistratura sulla Stamina Foundation, nonostante i genitori avessero parlato di un sensibile miglioramento delle sue condizioni e avessero cercato di farle proseguire la cura. Il protocollo era stato contestato anche dal ministero della Salute e dall’Agenzia italiana del farmaco, l’Aifa, e bollato come “dannoso”. La piccola Sofia morì il 31 dicembre 2017.
La battaglia di Conte
Conte era stato particolarmente duro con la giustizia e con gli stop alla cura imposti alla famiglia: “I tempi della malattia di Sofia e l’accelerazione da questa impressa non si confanno ai distinguo dei responsabili sanitari e ai tempi richiesti dalle verifiche giudiziarie in corso. Chiedo a tutte le autorità e a tutti i responsabili sanitari, come pure a tutti i nostri interlocutori in questa drammatica vicenda, di assumersi la responsabilità, in scienza e coscienza, e a ciascuno, per quanto di sua competenza, di assicurare a Sofia il celere completamento del trattamento terapeutico già iniziato”.
I genitori di Sofia: “Conte ci aiutò senza chiedere nulla”
“Il professor Conte dimostrò una grande sensibilità alla causa di Sofia perché non volle nulla in cambio. Lo fece pro bono, perché penso si sentisse toccato dalla vicenda, avendo anche lui un figlio più o meno della stessa età”. Lo ha detto Caterina Ceccuti, madre della piccola Sofia, ricordando l’impegno di Giuseppe Conte, che seguì il caso come avvocato dei genitori.
Conte tra i promotori di una fondazione pro-Stamina
Il premier in pectore appariva anche tra i promotori della fondazione Voa Voa, dal titolo del libro scritto dalla madre di Sofia, creata durante il caso Stamina con lo scopo di sostenere la “libertà di cura”. La fondazione aveva tra i primi beneficiari proprio la Stamina Foundation di Vannoni.
La moglie di Conte: “Sarà un buon premier”
A cercare di sedare le polemiche è intervenuta la moglie di Conte che, in un’intervista all’Ansa, ha spiegato: “Sarà un buon premier. Quelle sul curriculum e su Stamina sono tutte stupidaggini”.
Vannoni: “Mai conosciuto Conte”
Davide Vannoni, padre del controverso metodo Stamina è intervenuto a Un giorno da pecora, su Rai Radio1, smentendo qualsiasi tipo di contatto con Giuseppe Conte: “Non c’è nulla di vero, non ho mai conosciuto Giuseppe Conte e non ci ho nemmeno mai parlato direttamente. Conte è uno dei mille avvocati che hanno sostenuto altrettante richieste di pazienti che cercavano di ottenere le cure Stamina presso l’Ospedale di Brescia”. Alla domanda se l’associazione Voa Voa abbia mai finanziato le ricerche del metodo Stamina, Vannoni ha risposto: “Assolutamente no, noi non abbiamo mai preso soldi dai pazienti in cura né tramite altri soggetti”.
Fonte: Tgcom24
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