Alcuni giorni fa, ho avuto il piacere di conoscere Maria Grazia Benvenuto, ostetrica dell’ospedale Gaslini di Genova. Ha assistito me, mia moglie e mio figlio pochi giorni dopo il lieto evento con grande professionalità.
È affetta da una malattia autoimmune, che molto condiziona la relazione sociale perché ti priva dei capelli.
Potrebbe essere raccontata come la favola di una volpe che improvvisamente perde il suo bel manto, ma dopo la disperazione, riflessa in uno specchio d’acqua coperta di foglie gialle, scopre di essere comunque una gran bella volpe.
Oltre 1300 persone con lo stesso problema hanno iniziato a comunicare attraverso una mailing list chiamata “Volpine”, fino ad uscire allo scoperto mostrando la loro “testa scalza” diventando un’associazione dedicata alle persone affette da alopecia areata.
“Scrivo questo post non per parlare di me, ma di una piccola storia di diritti, argomento che mi sta molto a cuore.
Da oggi sono ufficialmente calva. Ufficialmente in senso burocratico, la carta di identità lo dichiara. E fin qui, per quanto mi riguarda, tutto liscio.
Quattro anni fa ho deciso di lasciare andare le mie resistenze e ho cestinato l’ultima di una serie di costose parrucche che mi hanno protetto e nascosto contemporaneamente.
Mi sono accettata e ho deciso che anche gli altri mi accettassero così come sono, compresa la mia alopecia. In questi anni ho trovato i miei equilibri, il mio modo di relazionarmi in mezzo alla società, alterno bandane, foulard, cappellini e testa al naturale secondo quello che mi garba.
Credo che il mio viso sia sempre lo stesso. Quando mi sono presentata in Comune a Genova per il rinnovo del documento, ho preventivamente chiesto se potevo fornire una foto con bandana, forse il mio look estivo più comune ormai.
Sapevo già la risposta, ma ho voluto lo stesso creare il problema. Mi hanno accompagnato nell’ufficio di un funzionario che ringrazio per la sua delicatezza e gentilezza, ma la sua risposta è stata altrettanto irremovibile. Niente copricapi: solo per motivi religiosi.
Quindi o sei suora o musulmana o sennò ciccia. Preciso subito che sono contenta che almeno i diritti di suore e musulmane vengano riconosciuti, non ne voglio fare una guerra santa, lungi da me. Però…..La tentazione di presentarmi con una foto con parrucca stile afro è stata grande…perché qualche riflessione, ma sì ti viene da fare dai…
Per 10 anni ho girato con un documento in tasca che diceva il falso: “capelli-castani” che in realtà era l’ultima costosa parrucca, appunto.
E se la signora prima di me che è biondo platino, domani va dal parrucchiere ed esce viola verrà fermata in aeroporto e non accettata all’imbarco? E chi fra tre anni si troverà a fare una chemio? E se a me ricrescessero domani i capelli?
Vabbe’ tutto questo per dire che forse anche i motivi di salute e la sensibilità di una persona dovrebbero rientrare nei criteri di accettazione. So che da anni diverse associazioni si stanno occupando di questi problemi. Questo è il mio piccolo contributo.
Faccio parte della piccola minoranza delle donne calve che vorrebbero che la propria patologia venisse riconosciuta e tutelata a partire da semplici diritti civili.
Questo poi è davvero a costo zero. Se avete voglia fate circolare, metto a disposizione la mia faccia per la causa. Grazie.
Maria Grazia
Condividendo la causa di Maria Grazia Benvenuto, invito più persone possibili a condividere questo pensiero.
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