Alla tragedia del crollo del Ponte Morandi, si aggiunge il dramma che stanno vivendo gli oltre 660 sfollati dalle abitazioni pericolanti genovesi, costruite in prossimità del viadotto.
I cittadini chiedono insistentemente di poter rientrare nelle case abbandonate per prendere i medicinali che devono assumere quotidianamente. Molte persone sarebbero anziane ed affetta da patologie croniche.
Per motivi di sicurezza però, nessuno può fare rientro in casa liberamente, essendo il moncone del viadotto ancora pericolante.
“Mio suocero – racconta una donna – ha necessità di medicine che sono difficili da reperire soprattutto in questo periodo festivo. E’ anziano e con gravi problemi di salute e le sue medicine sono rimaste in casa“.
I Vigili del Fuoco cercano di aiutare più persone possibili nel recupero di farmaci ed altri averi personali, entrando personalmente nelle case a rischio crollo. In quelle non a rischio diretto di crollo invece, accompagnano i cittadini a ritirare gi effetti personali.
Gli sfollati sono costantemente monitorati ed assistiti, per quanto possibile, sia dalla Protezione Civile che dai Vigili del Fuoco con un impegno straordinario.
Il numero degli sfollati secondo fonti del governo è salito a 664 unità, per 331 nuclei familiari. Il vicepremier Salvini ha spiegato che “le case sotto il ponte saranno abbattute, l’incombenza di quel moncone di ponte è incompatibile con la presenza umana“, ma “entro la fine di quest’anno ridaremo una casa nuova a tutti“.
Il ministro ha anche ribadito che “c’è in corso un enorme lavoro tra Comune, Regione e governo per studiare una viabilità alternativa in vista dei rientri. Genova deve avere il diritto di vivere come e più di prima“.
Anche il premier Conte ha sottolineato che “non ci dimenticheremo degli sfollati“.
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