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Infermieri fuori dal comparto? Tutti insieme si può e si deve fare!

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Infermieri fuori dal comparto? Tutti insieme si può e si deve fare!
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In questi giorni giunge la notizia che l’associazione ADI presenta un’istanza al governo ed ARAN affinchè la professione infermieristica sia già fin dal prossimo rinnovo del CCNL sganciata dal comparto sanità e possa usufruire di una contrattazione separata ed autonoma

Il mio plauso incondizionato va a questa iniziativa, personalmente già più volte mi sono espresso in questo senso e più volte ho detto che questa è l’unica strada percorribile per avere finalmente un contratto dignitoso. Ora la sfida è lanciata. Una sfida ambiziosa, ma sicuramente realizzabile, anche da un punto di vista normativo. Soprattutto in virtù della forte evoluzione normativa che ha riguardato la professione infermieristica negli ultimi 25 anni che ci ha portato da professione ausiliaria a professione autonoma ed intellettuale; e non ultimo la nostra elevazione al rango di ordine professionale.

Credo però che per realizzare questa sfida ci sia bisogno di una coscienza diversa, in primis da parte nostra, di tutti noi professionisti sanitari. Dobbiamo scollarci di dosso quell’atavico retaggio che troppo spesso ci fa sentire come semplice manovalanza da sfruttare in ogni modo. Non potremo mai pretendere di essere trattati da professionisti se noi tutti non ci sentiamo tali fino in fondo!

A mio avviso le cose sono strettamente legate da un invisibile filo, molto robusto. Finché non prenderemo coscienza di essere PROFESSIONISTI, non solamente perchè lo dicono le norme, ma anche e sopratutto perchè ognuno di noi si senta tale, aldilà dell’ordinamento didattico con cui è stato conseguito il titolo professionale.

Inutile nascondersi dietro un dito o far finta di non vedere! Questa è una battaglia che riguarda noi in prima persona. Siamo noi che dobbiamo prendere coscienza di cosa siamo e di chi siamo. Abbiamo necessità di far salire forte ed impetuosa la nostra voce fino ai piani alti dei nostri sindacati, qualunque essi siano, fino ai tavoli di trattativa ai massimi livelli! Nessuno ci regalerà niente, molti si metteranno di traverso, altrettanti si schiereranno contro apertamente, perchè gli interessi in gioco sono molteplici e riguardano diverse sfere.

Non è affatto difficile immaginare che a vari livelli. sindacale, politico, economico ed organizzativo, ognuno abbia più di qualche buon motivo per contrastare questa opportunità. Forse solamente i nostri sindacati di categoria (che a differenza di altri non sono generalisti, ma rivolti esclusivamente alle professioni sanitarie) potranno essere dalla nostra parte. Questo è il quadro che potrebbe delinearsi, inutile negarcelo facendo ricorso a facili trionfalismi di facciata o ad un ottimismo spicciolo che non vuole tenere conto della realtà, che è sotto gli occhi di tutti noi.

Dobbiamo una volta per tutte tirare fuori gli attributi e fare fronte comune, in modo da essere ascoltati, portando a casa il risultato. Perché solo insieme, tutti insieme, indipendentemente dalla tessera sindacale potremo ottenere il risultato sperato.

Un’ultima considerazione sul quadro sindacale generale, affinché tutti si impegnino per il fine comune.

All’interno del comparto sanità ci sono naturalmente rappresentati di diversi sindacati che per comodità di esposizione potremmo dividere in tre grandi gruppi:

  • i cosiddetti sindacali confederali (la famosa triplice CGIL CISL UIL): sono a vocazione generalista, cioè tendono a rappresentare tutte le categorie di lavoratori del comparto. Da molto tempo egemonizzano il panorama sindacale con una unione di intenti tra loro alquanto inossidabile;
  • i cosiddetti sindacati autonomi: nascono e giustificano il loro essere in una contrapposizione proprio ai confederali. Sono anch’essi generalisti e che in buona sostanza pur alzando spesso la voce di opposizione, tendono nei fatti ad accodarsi alle decisioni dei confederali obtorto collo (l’ultima vicenda contrattuale ne è un classico esempio);
  • i cosiddetti sindacati di categoria: cioè quei sindacati che rappresentano in via quasi esclusiva alcune categorie all’interno del comparto. Vedi ad esempio i sindacati delle professioni sanitarie come NURSIND (solo infermieri), NURSING UP (tutte le professioni sanitarie) e COINA (solo infermieri). Hanno nel tempo acquisito una grossa fetta di rappresentanza di questa categoria, ma essendo inseriti in un contesto di comparto, pur avendo numeri importanti (sia iscritti che in rappresentanza all’interno delle varie RSU) hanno ancora un peso relativo al pari dei sindacati autonomi. Da notare che solamente con le vicende contrattuali ultime scorse sono riusciti ad avere una unità di intenti e di azione tra loro e questo fa ben sperare per il futuro. Comunque ad oggi restano gli unici a non aver accettato e sottoscritto il contratto ultimo scorso!

Detto questo, senza analizzare e giudicare le diverse posizioni sindacali, che chiaramente sono tutte rispettabili e comprensibili, dobbiamo però anche essere chiari su cosa aspettarci e quali limiti ogni sigla osserverà su questo argomento, celando una recondita speranza di essere poi smentito dai fatti.

Dai confederali è lecito aspettarci un secco no ed una opposizione strenua come fu a suo tempo per i medici, sopratutto in questo periodo di vacche magre.

Gli autonomi condizionati da un’ideologia operaistica per loro natura dovendo contendere terreno ai confederali difficilmente saranno per un si, ma va anche detto che proprio per essere alternativi ai confederali potrebbero fiutare l’opportunità ed avere una posizione più possibilista sopratutto se adeguatamente stimolati dai loro iscritti appartenenti delle professioni sanitarie. Personalmente da un punto di vista puramente ideologico non mi aspetto molto da loro come dai confederali. Entrambi vedono queste istanze come corporative e quindi da contrastare.

Restano i sindacati di categoria NURSIND, NURSING UP e COINA (che però non ha grandissimi numeri, ma in forte ascesa). Difficilmente si opporrebbero ad una soluzione di questo tipo anche perchè è per tutti uno degli obiettivi dichiarati. Ora che l’argomento viene riportato in auge dall’iniziativa dell’AADI spero ed auspico che, come per le vicende contrattuali, si giunga ad una unità se non formale, almeno di intenti.

Detto tutto ciò sperando di essere stato chiaro non resta da dire che il futuro è nelle nostre mani. Solamente un movimento di opinione forte ed autorevole potrà spingere questo obiettivo verso la realizzazione. Spetta a noi crearlo, organizzarlo e farlo vivere perchè nessuno verrà alle nostre case a portarci questo frutto.

Tutti insieme stringiamoci gli uni agli altri, mettiamo da parte contrapposizioni  sterili e polemiche futili.

Facciamolo per noi stessi, per la nostra dignità di persone prima ancora che di professionisti.

 

Angelo De Angelis

 

 

 

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