La recente letteratura in tema di CVC (Cateteri Venosi Centrali) a breve e/o lunga permanenza propone diverse strategie di gestione, universalmente condivise, e che puntano sia alla durata che all’abbattimento delle complicanze del device inserito nell’interesse del paziente destinatario del presidio
Focalizziamo l’attenzione sulla gestione dei needle-free connectors (NFC).
Dicesi CVC un presidio protesico medico-chirurgico caratterizzato da biocompatibilità, lunghezza e materiale variabili: quest’ultimo deve essere sostanzialmente morbido e flessibile (silicone, poliuretano, PVC). Generalmente l’estremità di un CVC o sbocca in vena cava superiore (VCS), oppure in inferiore (VCI) od infine in atrio destro (AD).
I vantaggi dei CVC sono notevoli e tra i tanti si ricordano la capacità di poter somministrare terapie farmacologiche iperosmolari (potenzialmente dannose per i vasi venosi periferici) e l’esecuzione di trattamenti extracorporei (emodialisi, ad esempio).
È universalmente riconosciuta la gestione di un CVC secondo le procedure che seguono:
I needle free connectors hanno la peculiarità di dover essere utilizzati da personale formato ed addestrato che utilizzi una tecnica asettica, no touch, per la disinfezione dei connettori rispettando i tempi di azione del disinfettante e quelli compatibili con il materiale del CVC per evitare sia la colonizzazione endoluminare di germi che il deterioramento irreversibile del presidio qualora a contatto con disinfettanti non idonei.
Infatti alcool e altri solventi organici, pomate e creme su base oleosa possono danneggiare alcuni tipi di cateteri in poliuretano e silicone, per cui è INDISPENSABILE seguire le raccomandazioni del produttore ed usare solo disinfettanti compatibili con gli specifici materiali.
Il sistema d’infusione mediante introduzione dei connettori senz’ago a valvola unidirezionale senza rigurgito(needle – free connectors) hanno un notevole vantaggio in quanto riducono l’incidenza di lesioni da taglienti e minimizzano il rischio di trasmissione dei patogeni ematici agli operatori sanitari che maneggiano il dispositivo.
I NFC e la raccomandazione del loro utilizzo è legata al tentativo di ridurre l’esposizione del personale sanitario al rischio di lesioni da taglienti e di infezioni a trasmissione ematica!
Non vi è evidenza che sia utile sostituire i NFC più frequentemente che ogni 72 ore.
È FONDAMENTALE, al fine di ridurre al minimo il rischio di contaminazione del sito di inserzione, applicare sulla porta di accesso al NFC un antisettico appropriato (clorexidina, iodo-povidone o alcool al 70%) utilizzando chiaramente dispositivi sterili monouso.
Il Sistema NFC è privo di lattice e metalli e dotato di connettore luer lock.
La sua permanenza potrebbe essere non inferiore alle 72 ore.
Chiaramente questa breve guida metodologica, in continuo aggiornamento, è uno strumento tecnico che potrebbe sostenere l’Infermiere o il Medico nella corretta gestione del CVC adattando le esigenze gestionali del presidio con quelle della U.O. di riferimento.
CALABRESE Michele
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