Il ministero della Salute promuove, anche attraverso la diffusione di un video realizzato da EFSA, le precauzioni per evitare che l’epidemia si diffonda nel nostro Paese.
La peste suina africana (Psa) spaventa anche l’Italia. Qui si parla di una malattia virale dei suini e dei cinghiali, compresi quelli selvatici, altamente letale. Non colpisce gli esseri umani, è bene chiarirlo subito. D’altro canto, poiché non esistono vaccini e data l’elevata capacità di diffusione, la Psa può mettere in ginocchio interi comparti, come le produzioni italiane d’eccellenza di prosciutti e salumi, con conseguenze socio-economiche devastanti.
Ormai dal 2014 è in atto un’epidemia in alcuni Paesi della UE orientale, quali Polonia, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Ungheria, Repubblica Ceca e Bulgaria. Ad oggi sono già stati registrati oltre 1.000 focolai negli allevamenti di suini domestici e quasi 4.000 casi tra i cinghiali selvatici. Il 13 settembre 2018 il Belgio ha segnalato i primi due casi nei cinghiali selvatici, facendo registrare un preoccupante balzo in avanti verso l’Europa occidentale. La malattia ha inoltre colpito, fuori dalla UE, numerosi Paesi africani, Russia, Ucraina, Moldova e Cina. Non ha mai varcato, invece, i confini dell’Italia continentale, pur essendo presente dal 1978 in Sardegna, dove la situazione è sotto controllo.
La peste suina africana si diffonde per contatto diretto con altri animali infetti o, indirettamente, attraverso attrezzature e indumenti contaminati o con la somministrazione ai maiali di scarti di cucina, pratica vietata dai regolamenti europei dal 1980. Tutti coloro che transitano o rientrano ciclicamente in Italia da aree in cui la malattia è presente possono rappresentare veicoli inconsapevoli di trasmissione del virus agli animali attraverso pratiche igieniche o di smaltimento dei rifiuti alimentari non corrette.
Inoltre i cinghiali selvatici, liberi di avvicinarsi alle zone antropizzate, possono rappresentare uno dei mezzi di diffusione del virus, qualora dovessero entrare in contatto con allevamenti che non rispettano le norme di biosicurezza.
Il ministero della Salute ha deciso di divulgare il video realizzato da EFSA, Autorità europea per la sicurezza alimentare, con l’obiettivo di sostenere una serie di comportamenti corretti e promuovere le giuste precauzioni da adottare. Vale a dire:
- non portare in Italia, dalle zone infette comunitarie, prodotti a base di carne suina o di cinghiale, quali, ad esempio, carne fresca e carne surgelata, salsicce, prosciutti, lardo, salvo che i prodotti non siano etichettati con bollo sanitario ovale;
- non portare in Italia prodotti a base di carne suina o di cinghiale, freschi o surgelati, salsicce, prosciutti, lardo da Paesi extra-europei;
- smaltire i rifiuti alimentari, di qualunque tipologia, in contenitori idonei e non somministrarli per nessuna ragione ai suini domestici;
- non lasciare rifiuti alimentari in aree accessibili ai cinghiali;
- informare tempestivamente i servizi veterinari il ritrovamento di un cinghiale selvatico morto;
- per i cacciatori: pulire e disinfettare le attrezzature, i vestiti, i veicoli e i trofei prima di lasciare l’area di caccia; eviscerare i cinghiali abbattuti solo nelle strutture designate; evitare i contatti con maiali domestici dopo aver cacciato;
- per gli allevatori: rispettare le norme di biosicurezza, in particolare cambiare abbigliamento e calzature quando si entra o si lascia l’allevamento e scongiurare i contatti anche indiretti con cinghiali o maiali di altri allevamenti; notificare tempestivamente ai servizi veterinari sintomi riferibili alla PSA e episodi di mortalità anomala.
Redazione Nurse Times
Fonte: www.salute.gov.it
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