Avevi deciso di dedicare la tua vita all’aiuto degli altri, giovane Clara Malagon Gonzalez. E in quella dannata serata di maggio, nel 2017, di fronte al terrore e all’orrore di cui solo l’uomo può essere capace, nonostante avessi solo 22 anni avevi mantenuto i nervi saldi e eri riuscita a tradurre le tue competenze in vita: due bambini, che volevano solo assistere al concerto della loro star, Ariana Grande, ora possono sorridere ancora grazie a te.
Eri da poco diventata una professionista e eri in servizio presso un nosocomio di Manchester quando, in seguito all’attacco dell’Isis all’interno dello stadio, il tuo turno di lavoro si trasformò in un autentico inferno, fatto di ore frenetiche, di sangue, di lamenti, di collaborazione fra professionisti e di esiti più o meno ‘accettabili’; visto che si trattava di tanti bambini.
Insieme ai tuoi colleghi, salvasti diversi piccoli investiti dalla follia umana, ma… Forse qualcosa, di quella dannata notte, ti è rimasto dentro. Ti si è incistato nelle viscere. Nelle emozioni. Deturpandole. Abbrutendole. Facendole entrare in una spirale pericolosa, di cui nessuno si è reso conto. Facendo scempio della tua voglia di vivere.
Fino al tragico e ingiusto epilogo: a distanza di sole sette settimane da quella terribile notte, senza alcun preavviso, senza alcun segnale, senza alcuna richiesta di aiuto, in silenzio, da sola, hai deciso di toglierti la vita. Riuscendoci.
A trovarti è stata la tua amica e compagna di stanza Grace, infermiera come te, che quella notte non poteva farti compagnia in quanto era in turno in ospedale. “Quella sera mi disse di sentirsi giù e che aveva preso un appuntamento con il dottore per farsi prescrivere degli altri antidepressivi. Ci eravamo sentite ma non ci siamo viste poiché avevamo entrambe una serata molto impegnata. Era la persona più dolce che avessi mai conosciuto” ha riportato la collega al Sun.
Per la cronaca: la procura di Manchester ha indagato sulla vicenda, per capire se ci fosse stata negligenza da parte dei datori di lavoro, della famiglia o degli amici nell’individuare o nel sottovalutare gli intenti suicidi della ragazza.
Ma dalle indagini è venuto fuori che Clara, che aveva un passato di depressione ed era stata in cura, aveva ricevuto il massimo del supporto possibile; e che la terapia, che lei assumeva regolarmente, stesse funzionando bene.
Inoltre la ragazza non aveva mai lasciato intendere, in nessuna conversazione, di avere dei pensieri suicidi; anzi, sembrava molto convinta di voler risolvere a tutti i costi questo malessere che la attanagliava ormai da tanto, troppo tempo. Il procuratore ha concluso che Clara, in seguito all’orrore di quella terribile notte di maggio, possa aver subito un durissimo colpo; un colpo in grado di farla chiudere in se stessa. Fino a farla morire dentro.
Addio, giovane Clara… INFERMIERA.
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