Secondo quanto emerso da uno studio commissionato dal Ministero della Salute, esisterebbe un notevole divario nell’aspettativa di vita tra chi si è fermato alla scuola dell’obbligo e chi ha proseguito una laurea.
L’aspettativa di vita di una persona in possesso della sola licenza media sarebbe di 18 mesi imferiore rispetto ad un italiano in possesso di diploma di maturità.
Ulteriori 18 mesi sarebbero guadagnati dagli uomini conseguendo un titolo di studio universitario.
Per la donna laureata invece risulterebbe un’aspettativa di vita maggiore di soli 15 mesi, 3 mesi in meno rispetto alle persone di sesso opposto.
Ciò sarebbe giustificabile dal fatto che, minore sia il grado di istruzione, e meno probabile sarà seguire stili di vita salutari o sottoporsi a visite mediche specialistiche per prevenire molte patologie.
Analizzando i dati emersi infatti, risulterebbe come il 13% delle persone con un’alta istruzione fumi, contro il 22% dei meno istruiti, che primeggiano anche nelle statistiche sull’obesità e sedentarietà con il 14% e 72%.
L’istruzione non è però l’unico fattore discriminante.
Esistono svariate cause di mortalità tra la popolazione del Nord e del Sud d’Italia.
Il Meridione detiene il primato delle malattie del sistema circolatorio e il Nord (in particolare il Nord-Ovest) quello relativo alle patologie oncologiche maligni.
Come se non bastasse, la povertà e il disagio abitativo, causati dalla crisi economica, hanno avuto un grave impatto sul numero di persone che hanno dovuto chiedere aiuto all’Inmp per le cure sanitarie, un incremento del 37% dal 2007.
Simone Gussoni
Fonte: universityequipe, Ministero della Salute
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