Matteo Todeschini ha 31 anni, è infermiere, originario di Noventa Padovana e lunedì 11 marzo parte per il Sud Sudan, di preciso per l’ospedale di Yirol, dove rimarrà per almeno 6 mesi per rispondere agli enormi bisogni di salute della popolazione locale
Dopo un’esperienza in Sudan con un’altra ong, Matteo Todeschini ha fatto una valutazione ponderata e attenta e ha scelto di impegnarsi con una realtà come il Cuamm che privilegia un approccio di sviluppo più che di emergenza, anche se in un contesto difficile come quello sud sudanese.
La destinazione sarà Yirol, in Sud Sudan, per prestare servizio in uno dei paesi più fragili e difficili dell’Africa sub-Sahariana.
Alla vigilia della partenza, Matteo prova «emozioni positive, curiosità, interesse, desiderio di conoscere un contesto nuovo. Sento una “tensione” sana, di chi vuole fare bene e in punta di piedi in un contesto fragile ed estremamente complesso per comprenderlo al meglio».
E prosegue: «In contesti così complessi, ci si scontra con l’accettazione dei propri limiti e di quelli del sistema nel quale si opera, che non ti permette sempre di dare il supporto che vorresti. Accettare questo ti permette di non andare in burnout e provare troppo stress. In Africa si impara a ringraziare anche per le piccole cose».
Matteo porterà aiuto a un ospedale che è cresciuto molto, da quando nel 2006, Medici con l’Africa Cuamm l’ha ristrutturato e riaperto. Con i suoi 103 posti letto, l’ospedale di Yirol ha un bacino di utenza di circa 330.000 persone. Qui nel 2017 sono stati effettuati: 58.278 visite ambulatoriali, 12.609 ricoveri, 5.542 visite prenatali e 1.398 parti.
«In valigia metto, di sicuro, del caffè e della cioccolata, per non sentire troppo la mancanza di casa – riprende Todeschini – ma, soprattutto, il desiderio di fare del mio meglio, in contesti come il Sud Sudan, a risorse limitate, si può sviluppare maggiormente l’empatia e la capacità di ascolto del paziente e del suo corpo».
Prima ONG in campo sanitario riconosciuta in Italia, Medici con l’Africa Cuamm è la più grande organizzazione sanitaria italiana per la promozione e la tutela del diritto alla salute delle popolazioni africane.
Nata nel 1950, nel suo nome è racchiuso il legame con questo continente, l’Africa, in cui appaiono concentrati e al massimo grado i problemi della sofferenza, della povertà e della disuguaglianza. Medici con l’Africa (e non per l’Africa) esprime la scelta di condividere con l’altro, che vuol dire partecipazione profonda, scambio, sforzo in comune, lavorare e soffrire insieme.
Attualmente Medici con l’Africa Cuamm opera in Angola, Etiopia, Mozambico, Repubblica Centroafricana, Sierra Leone, Sud Sudan, Tanzania, Uganda con interventi di cooperazione sanitaria articolati in attività ospedaliere e territoriali, prevalentemente in aree rurali. Realizza progetti fortemente integrati nel tessuto sanitario e sociale del paese, in uno stile di dialogo con le autorità pubbliche e le istituzioni religiose locali.
In ciascuno di questi paesi, una robusta base di interventi, stabili e duraturi, supporta in modo coordinato progetti su aree specifiche (formazione, tutela materno-infantile, disabilità, ecc.) e interventi verticali, di diretto contrasto a grandi pandemie (Aids, tubercolosi, malaria).
Redazione NurseTimes
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