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Asl Toscana Sud Est, negli ospedali arriva l’infermiere tutor

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Asl Toscana Sud Est, negli ospedali arriva l’infermiere tutor
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È responsabile dell’accertamento infermieristico, della pianificazione delle attività e della misurazione degli esiti di assistenza.

Per tutta la durata del ricovero in ospedale il paziente potrà contare su un infermiere di riferimento, che ha la responsabilità assistenziale del paziente stesso. Si tratta di un nuovo modello organizzativo che la Asl Toscana Sud Est sta portando avanti, ed è la prima azienda a farlo in Toscana su scala così ampia.

«Il modello di presa in carico infermieristica – spiega il direttore del Dipartimento delle professioni infermieristiche e ostetriche, Lorenzo Baragattisi ispira alla modalità Primary Nursing, dove, durante la degenza, viene assegnato un infermiere tutor, responsabile dell’accertamento infermieristico, della pianificazione delle attività e della misurazione degli esiti di assistenza. Si genera così una forte relazione infermiere-assistito, che, evidenze alla mano, migliora l’aderenza della persona alle cure, facilita i processi educativi e assicura la personalizzazione delle attività».

Il progetto è in fase più avanzata nel Grossetano, in partenza all’ospedale di Abbadia San Salvatore, è già in atto a Sansepolcro e Montevarchi, ed è in rampa di lancio ad Arezzo e negli ospedali senesi. L’obiettivo, in prospettiva, è di estendere il modello a tutti i presidi della Sud Est, alle aree territoriali e a tutti i reparti. Intanto si parte con quelli che prevedono degenze più lunghe, cioè le aree mediche.

Si va verso una nuova gestione e pianificazione delle azioni in corsia, di una maggiore condivisione tra infermiere e famigliari dei pazienti, anche attraverso le lavagne che saranno installate nei corridoi e in cui i familiari troveranno il nome della figura di riferimento. Negli ultimi anni si è infatti sviluppata la necessità di organizzare l’assistenza infermieristica secondo modelli integrati e multiprofessionali, personalizzando il percorso dei singoli pazienti. Deve quindi crescere l’attenzione alla relazione empatica tra paziente e infermiere, con l’assistito che diventa protagonista del processo di cura grazie a una sistematica attività di comunicazione e confronto. Un cambio epocale per la figura dell’infermiere, che vede aprirsi profili sempre più qualificati.

«Questa è la migliore modalità di assistenza ad oggi riconosciuta dalla comunità professionale, e genera soddisfazione sia nell’assistito che nel personale di assistenza – sottolinea Baragatti –. È un progetto ambizioso, che prende inizio dopo un anno di confronto con il personale interessato, che ha da subito dimostrato entusiasmo e volontà di migliorare le attività quotidiane. Dopo il periodo di formazione, è stato adottato un manuale aziendale di presa in carico, che rappresenta il faro a cui far riferimento, per poi adattarlo a ogni singola realtà, senza snaturarne principi e contenuti base».

Redazione Nurse Times

Fonte: La Nazione

 

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