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Aversa, reparto di ematologia, una notte da “incubo”. La denuncia di Andrea

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Riceviamo e pubblichiamo la denuncia del dott. Andrea Andreucci, infermiere di Emergenza Territoriale 118, U.O. di Pronto Soccorso e Medicina d’Urgenza P.O. di Riccione e Rimini presso l’A.U.S.L. della Romagna


Inizio questa mia relazione dei fatti premettendo che la rabbia che provo al momento  non è dettata da sinistri sentimenti legati ad un exitus prevedibile e previsto, bensì da quello che ho potuto vedere con gli occhi di un professionista… un infermiere.

Ieri sono accorso all’ospedale di Aversa per un mio caro ricoverato presso il reparto di ematologia.

Mi sono approcciato alla struttura conscio di trovare ferrei divieti applicati al fine di garantire la sicurezza dei pazienti di quella unità operativa, struttura che preciso, accoglie pazienti con leucemia acuta sottoposti a regimi chemioterapici.

Con mio enorme stupore sono entrato in una degenza ai limiti della fatiscenza (vetri rotti riparati con pannelli utilizzati prima in cantieri edili, nessun dispositivo di protezione, nessun filtro).

Nessun distributore di soluzione disinfettante per le mani tranne alcuni ammennicoli rotti appesi alle pareti che naturalmente erano sprovvisti della soluzione.

Nel reparto mancava qualsiasi dispositivo per garantire il corretto contatto tra gli operatori, i visitatori ed i pazienti ricoverati: non vi erano camici monouso per nessuno, così come i calzari, copricapo o guanti. Solo delle mascherine chirurgiche erano poste all’interno della stanza di degenza, al fianco del paziente.

Il personale medico in servizio pomeridiano lavorava in abiti civili, senza divisa insomma, indossando solamente il classico camice da medico… mentre l’infermiere utilizzava solo i pantaloni della divisa, per il resto erano chiaramente abiti personali (una t-shirt dalle Marche più fantasiose).

In tutte le ore trascorse nella struttura non ho mai visto un cambio di guanti tra un paziente e l’altro. Mai un camice monouso indossato…nessun rispetto delle buone pratiche.

Sacche contenenti urina trasportate con disinvoltura nei corridoi a mani nude…e per un attimo appoggiate a terra per rispondere alle esigenze di un degente.

OSS e infermieri in servizio sono entrati nella stanza di degenza due volte nel turno di notte: alle 22.00 ed alle 06.10.

Nessuna vigilanza, nessun contatto, nessuna prestazione erogata… neanche quella che  doverosamente un essere umano dovrebbe dare ad un 60enne che sta morendo, ovvero uno sguardo.

La struttura, sicuramente obsoleta e non adatta a camere di isolamento, con molte finestre aperte per garantire quel minimo di ventilazione necessaria a sopperire alle carenze dell’impianto di condizionamento: peccato che sul balcone si trovano escrementi di volatili in grandi quantità!

Il personale non sanitario addetto alle pulizie accedeva alle stanze di degenza senza alcuna precauzione indossando improbabili divise e continuando ad usare gli stessi presidi per pulire il pavimento utilizzati nelle stanze precedenti.

Tutto questo, ribadisco, si è svolto in un reparto di ematologia! 

Alle 06.50 tutto è finito… naturalmente è spettato ai parenti comunicarlo ai sanitari!

Alle 10.00 del mattino ho chiamato il coordinatore del reparto per informarlo che avrei proceduto a rendere pubblica questa vicenda, lui ha asserito che tutto è dovuto ad una mancanza di organico, che il materiale è presente ma che non viene utilizzato, che le buone pratiche non sono conosciute dal personale.

Allibito e arrabbiato faccio a voi questo racconto, non per il mio caro che adesso non è più tra noi, ma per il fatto che nel letto da lui occupato fino a questa mattina, oggi vi sarà un’altra persona…

Un’altra persona che spero riceva, grazie a questa mia denuncia, prestazioni efficaci ed efficienti, erogate da professionisti veri, competenti, attenti… e soprattutto Umani…


Una denuncia che lascia cittadini e professionisti della sanità sgomenti…chi dovrebbe vigilare su tutto questo?

 

Redazione NurseTimes

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