La commissione europea avvia un’indagine nei confronti dello Stato Italiano a seguito delle sollecitazioni del dirigente della Uil FPL di Taranto Pierpaolo Volpe
La Commissione Europea grazie alle denunce presentate dal dirigente sindacale Pierpaolo Volpe, nel luglio scorso ha avviato un dialogo con lo Stato italiano in materia di lavoro notturno nonché sulla tutela della salute e sicurezza dei lavoratori.
La Commissione Europea, ha avviato le indagini, proprio per comprendere se le autorità italiane abbiano correttamente recepito la normativa europea in materia di orario di lavoro (Direttiva 2003/88/CE) e se le misure adottate per la tutela della salute e sicurezza dei lavoratori dei lavoratori notturni siano sufficienti a garantire il rispetto della direttiva europea senza che venga compromesso lo stato di salute fisico e mentale.
Nella denuncia si è segnalato come la direttiva 2003/88/CE in materia di organizzazione dell’orario di lavoro, recepita in Italia con Decreto Legislativo n. 66/2003, impone agli Stati membri di adottare le misure necessarie affinché i lavoratori notturni che effettuino un lavoro comportante rischi particolari o rilevanti tensioni fisiche o mentali non possano lavorare più di 8 ore nel corso di un periodo di 24 ore.
Tale disposizione risulta tuttavia inapplicabile in Italia dal momento che, sebbene siano passati oltre dieci anni dall’entrata in vigore del decreto di recepimento, non è stato ancora emanato il decreto ministeriale previsto all’articolo 13, comma 3, che avrebbe dovuto stabilire l’elenco di lavorazioni notturne esposte al rischio, per le quali è fissato il limite massimo di 8 ore lavorative giornaliere.
Vi terremo aggiornati sull’evoluzione delle indagini avviate dalla Commissione Europea non appena perverranno notizie in merito.
Redazione NurseTimes
Lascia un commento