Oggi ricorre la Giornata mondiale della salute mentale. Il ministro della Salute britannico ha lanciato la campagna “Every Mind Matters”.
“Mi arrivano diversi ragazzi italiani con gravi dipendenze da benzodiazepine. Quando capiscono che il sistema qui è molto più rigido, allora se le fanno arrivare da casa. Da voi vengono prescritte con leggerezza per disturbi del sonno o di ansia lieve…”. Marco Nardelli è un giovane medico italiano, da sei anni general practitioner a Londra, Tower Hamlet. L’equivalente britannico del medico di famiglia: il presidio primo e cruciale dell’approccio del Sistema sanitario britannico alla salute.
Si parte da un’accurata visita iniziale: “C’è una valutazione bio-psico-sociale del paziente – spiega Nardelli –. Chi è la persona che ho davanti? Cosa causa lo stato di ansia o depressivo? Si può intervenire con un counseling psicologico appropriato o necessita di interventi mirati? In moltissimi casi la terapia psicologica da sola è sufficiente”. Approccio organico, interventi psicologici o sociali, terapie di sostegno pubbliche e gratuite, differenziate per categoria di paziente e attive in tempi rapidi. Dalle 6 alle 8 settimane (precedute da una seconda valutazione telefonica con un psicologo) per disturbi d’ansia o depressione minore. In presenza di pensieri suicidari si attiva poi il crisis team: un servizio psicologico di emergenza che contatta il paziente entro 48 ore, con sessioni di terapia a domicilio e linee telefoniche di supporto sempre attive.
“In Gran Bretagna, nella stragrande maggioranza dei casi, si prescrivono BZD ormai solo come terapia per situazioni particolarmente critiche. Non sono più consigliate come trattamento a lungo termine per il disturbo d’ansia generalizzato. Sulla base della diagnosi, se necessario, introduciamo farmaci più efficaci per la condizione alla base del disagio. Farmaci che non causino dipendenza”. E così – con interventi di cura e prevenzione, una stretta sulle ricette, grazie anche a un database che monitora le quantità di prescrizioni da parte dei medici di base – che il Regno Unito contrasta la dipendenza da BZD: negli anni Settanta e Ottanta endemica. Una costante revisione degli effetti collaterali e una serie di campagne mediatiche hanno poi cambiato completamente l’approccio.
Oggi le indicazioni posologiche per questa classe di farmaci raccomandano un trattamento al massimo per 4 settimane. E la prima prescrizione non è mai superiore a 1-2 settimane, non ripetibile, e con un dosaggio iniziale minimo. Il secondo filtro passa dal farmacista: anche qui le maglie sono strette. Sono sempre più diffuse e incoraggiate le ricette elettroniche “domiciliate” presso una- e una sola – farmacia indicata dal paziente. Ogni prescrizione – a differenza dell’Italia, dove è una ricetta libera, su carta bianca – è tracciata: impossibile la falsificazione. E fornire un farmaco senza ricetta qui è illegale: può costare il carcere e la revoca della licenza.
Non è, come ovvio, un sistema del tutto efficiente. Se è vero che il consumo di benzodiazepine è complessivamente in calo, l’ultima indagine di Nhs England, pubblicata nel settembre 2019 e relativa al 2017-18, segnala con allarme un eccesso di prescrizioni di antidepressivi, inclusi quelli a base di BZD, per periodi superiori ai 12 mesi. Ma i dati mostrano anche come queste prescrizioni siano concentrate in aree disagiate, dove le terapie di supporto, per mancanza di fondi, sono meno presenti, o meno efficaci. Contesti segnati da povertà e disoccupazione, in cui i medici di famiglia sono messi spesso di fronte a dilemmi etici e professionali. Come rischiare la dipendenza da antidepressivi, male minore per pazienti già dipendenti da alcool o droghe pesanti.
Ci sono, naturalmente, anche professionisti meno attenti, che prescrivono con leggerezza, ignorando le linee guida. E poi c’è, in rapida crescita, il mercato nero (di strada e online). A questo sarebbe per lo più correlato l’aumento dei suicidi da BZD, spesso in cocktail fatali con droghe o alcol: 420 nel 2018 in Inghilterra e Galles (il numero più alto dal 1993), 792 in Scozia (il più alto dal 1996). Alle spalle, una politica che sulla lotta per la salute mentale mostra un impegno non solo retorico. Da un anno il Regno Unito ha un ministro per la Prevenzione del suicidio, con il compito di implementare le raccomandazioni del piano nazionale anti-suicidio, attivo ormai da un decennio. E lunedì scorso il ministro della Salute, con la sua agenzia Public Health England, ha lanciato, con tanto di spot con William e Harry e mogli al seguito come speaker, “Every Mind Matters”. Una piattaforma online del Sistema sanitario nazionale, per il supporto alla popolazione affetta da una qualche forma di sofferenza psicologica. Secondo gli ultimi dati, l’80 percento del totale.
Redazione Nurse Times
Fonte: il Fatto Quotidiano
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