Sono cinque i casi accertati nelle province di Brescia e Bergamo. Morta una donna di 48 anni. Code per il vaccino fuori dagli ambulatori. Dall’Iss un invito alla calma.
A Reggio Calabria una ragazza di 16 anni è morta di meningite. Ne dà notizia la direzione aziendale del Grande ospedale metropolitano, precisando che il decesso “si è verificato per sepsi meningococcica microbiologicamente accertata, malattia ad elevatissima mortalità anche se opportunamente e tempestivamente trattata”, e rivolgendo un appello “a evitare ogni allarmismo, visto che il contagio si realizza solo attraverso un contatto stretto e prolungato con una persona colpita dall’infezione”.
Intanto cresce la preoccupazione per l’aumento di casi di meningite sul Lago d’Iseo, sponda bresciana e bergamasca. Dopo i tre casi di dicembre a Villongo e la morte della 48enne Marzia Colosio, la donna residente a Predore e stroncata a 48 anni, due giorni dopo i primi sintomi, un altro caso (il quinto) si è registrato a Castelli Calepio. A contrarre la malattia, un 16enne che sabato pomeriggio è stato ricoverato in gravissime condizioni nel reparto di Terapia intensiva dell’ospedale Papa Giovanni di Bergamo. La prognosi è riservata, ma la sua situazione clinica risulta stabile: il ragazzo respira da solo e per lui la situazione pare migliorare.
Inevitabile che nelle province di Bergamo e Brescia cresca la psicosi, con code fuori dagli ambulatori di Villongo e di Sarnico per effettuare la vaccinazione antimeningococcica, mentre i centralini di Asl e Regione Lombardia sono in tilt. Numerosi anche i residenti che hanno deciso di acquistare la dose autonomamente in farmacia. La massiccia affluenza ha spinto le autorità sanitarie ad aprire anche domenica gli ambulatori di Sarnico. Domani, a Villongo, è invece atteso l’assessore regionale alla Welfare, Giulio Gallera, che smentisce di aver dato il via alla ricerca sul territorio di un possibile portatore sano di Meningocco C. È stato comunque convocato in Prefettura a Bergamo un vertice con tutti i sindaci della zona del Sebino e lo stesso Gallera per fare il punto della situazione e mettere in campo le strategie di intervento.
Giovanni Rezza, direttore del dipartimento di Malattie infettive dell’Iss (Istituto Superiore di Sanità), getta acqua sul fuoco: “Non c’è motivo di panico o allarme generalizzato, ma è giusto mantenere alta l’attenzione. Se si interviene come si sta facendo, mettendo in atto una vaccinazione di massa, il focolaio si può infatti circoscrivere. Il rischio di un’epidemia su larga scala è molto basso, perché si sta intervenendo in modo rapido e massivo. Tuttavia non si può escludere il verificarsi di altri casi finché le vaccinazioni in atto non daranno i loro effetti. Il che richiede circa due settimane di tempo”.
Redazione Nurse Times
Lascia un commento