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Coronavirus, il racconto di una giovane infermiera: “Le mie 5 ore nella zona gialla”.

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Coronavirus, il racconto di una giovane infermiera: "Le mie 5 ore nella zona gialla".
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Riceviamo e volentieri pubblichiamo la riflessione e una foto della collega Marika D’Agnese, pubblicate anche sul suo profilo Instagram (marikadagnese), “nella speranza che possano essere d’aiuto a tanti giovani (come me) in questo momento difficile”.

Oggi sono stata piú di cinque ore nella “zona gialla”. Piú di cinque ore in cui devi stare super attenta a non compiere quei piccoli gesti che normalmente facciamo quasi in automatico: grattarci il naso, portarci le mani al viso, stringerci la coda, sistemarci la mascherina. Piú di cinque ore senza poter bere un sorso d’acqua, andare in bagno o mangiare qualcosa.

E vi assicuro che, proprio nel momento in cui entrate nella zona contaminata, vi sentite la bocca asciutta e vi viene sete, vi scappa immediatamente la pipí, vi prude l’occhio e cosí via, ma ormai siete dentro e non potete uscire. E io ci sono stata “solo” cinque ore e solo un turno. Pensate a chi ci deve stare 10/12 ore di fila, senza mai un cambio, tutti i giorni, senza poter uscire perché ovviamente nel frattempo stai prestando assistenza a persone che ne hanno davvero bisogno, e non le puoi lasciare sole perché hanno bisogno di te, sia dal punto di vista pratico che emotivo. 

In questa foto sono distrutta: tenere la mascherina tante ore di fila, senza poterla mai spostare un secondo, ti lascia dei segni in faccia che ho ancora adesso, nonostante me la sia tolta da piú di due ore. Ti sembra quasi di non avere l’aria necessaria per respirare. I laccetti ti stringono le orecchie e le guance fino a fartele quasi bruciare. Ti senti il viso indolenzito, hai caldo perché il camice fa sudare. Dopo qualche ora, anche gli occhiali danno fastidio sulle orecchie e sul naso. 

Sí, il nostro lavoro é anche questo. É un mio dovere certo. Anche a me farebbe piacere uscire, potermi vedere con chi mi pare, andare al bar, ma in un momento come questo non si puó, quindi non lo faccio. Quando non vado a lavorare, sto a casa. Quindi, per favore, state a casa anche voi. Fatelo per voi e per noi (e tanti altri professionisti sanitari), che ogni giorno rischiamo il doppio per andare a fare il nostro dovere. #iorestoincorsia #turestaacasa

Marika D’Agnese

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