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Coronavirus. Raffaele Merenda, infermiere di Napoli “La mia vita tra lavoro e poi a casa solo”

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Coronavirus. Raffaele Merenda, infermiere di Napoli “La mia vita tra il lavoro e poi solo a casa"
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Raffaele Merenda, infermiere presso la rianimazione della Asl 2 di Napoli esprime il suo pensiero in questo momento di emergenza sanitaria che gli impedisce di vivere con la sua famiglia

Raffaele lavorando da pochi giorni in una rianimazione con pazienti colpiti dal coronavirus, di sua iniziativa si isola a casa di sua madre, che a sua volta ha preso il suo posto trasferendosi con sua moglie e i suoi due figli “La mia vita si svolge tra il lavoro con i pazienti covid e la solitudine a casa. Con una bimba di due mesi e uno di 5 non me la sono sentita di tornare a casa”.

Il pensiero di Raffaele Merenda, infermiere presso la Asl 2 di Napoli

“Ciao Corona, ci conosciamo da poco anche se mi sembra di conoscerti da una vita, sai mi hanno sempre detto che per il fatto che io parli in faccia o mi si odia o mi si ama, be allora vorrei dirti cosa penso di te: sei antipatico a pelle, dal primo momento in cui ho sentito parlare di te, ho capito che tra noi non c’era empatia, quindi mi dispiace dobbiamo interrompere questa conoscenza partita male, direi malata, si perché sei negativo, o nel tuo caso rendi troppo positivo chi ti è vicino.

Ti frequento tutti i giorni, mi costringi a farlo, sei egoista, impegni totalmente le mie giornate, sottraendo tempo alla mia famiglia, ai miei figli ai quali ti ho descritto come un tipo poco raccomandabile e per fortuna non hanno intenzione di conoscerti.

Spero tu abbia capito che devi lasciarci in pace, si non lasciarmi, perché nel caso tu non lo abbia capito, non piaci a nessuno, fattene una ragione e torna da dove sei venuto, caro virus hai rotto le palle!”

La dedica di Schiano Di Cola Maria, moglie di Raffaele:

“Forza amore mio, noi siamo qui a casa ad aspettarti, e ci manchi ogni giorno di più!! Il tuo bimbo chiede sempre di te e la tua bimba cresce, cambia giorno dopo giorno nelle sue piccole conquiste e mi dispiace che tu non possa assistere da vicino e mi dispiace che lei dopo solo un mese di vita ha visto il suo papà uscire da quella porta di casa, anche se per un nobile motivo, per prendersi cura delle persone.

Ma voglio dirti che quando tornerai da noi, perché così sarà… e ciò vorrà dire che voi infermieri e medici avete lottato e vinto questa sfida, noi potremo solo vederti come il nostro eroe che si è sacrificato stando lontano dalla sua famiglia, per tenerci al sicuro.

Ti amiamo e ti aspettiamo”.

Redazione Nurse Times

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