Riceviamo e pubblichiamo un contributo del collega Andrea Farris.
Erano anni che si attendeva una risposta da parte degli infermieri alle tragiche condizioni in cui versa la nostra martoriata categoria, e finalmente sembra che tra i professionisti ci sia “aria di rivolta”. Ma rivolta contro cosa, contro chi e per ottenere che cosa non è dato ancora saperlo. Negli ultimi tempi, infatti, sono nati diversi gruppi social che spingono verso il flash mob e che dichiarano tutti di essere il movimento “principale” in base ai like sui social. Va da sé che, tralasciando il poco peso dei like, tre o quattro gruppi che danno date diverse e obiettivi diversi creano una confusione tale da rischiare di vanificare, deludere e assopire lo spirito di rivalsa della professione.
È folle, a mio parere, avviarsi a una qualunque forma di protesta di massa senza prima aver fissato obbiettivi condivisi tra le varie anime della professione. In queste ore assistiamo a qualcosa di veramente surreale: programmi che vorrebbero l’abolizione dei sindacati, altri che vorrebbero l’abolizione di Fnopi e altri ancora che chiedono una miriade di “diritti” contro legge; persino movimenti che dichiarano di essere impegnati a organizzare la protesta e che in un successivo momento si sarebbero occupati di definire le proposte. Questo dà la forte sensazione che il malcontento dei professionisti stia già andando verso una deriva fallimentare e individualista, dove la volontà di trovare il colpevole in casa e la volontà di apparire come più puro degli altri sta prendendo il soppravvento sugli interessi della professione.
Dobbiamo veramente assistere, nuovamente, a un fuoco di paglia che si spegnerà per mancanza di progettualità a lungo termine, come già accaduto in passato? Io credo di no. Per questo ritengo necessario che ciascuno di noi debba fare un passo indietro per il bene della professione, e che si porti avanti un tavolo di regia tra associazioni e movimenti che aderiscono alla protesta per stilare un programma in cinque o sei punti, condiviso il più largamente. Solo così sarà possibile avviare un percorso che nel medio-lungo termine permetta di arrivare a risultati concreti. Spero, in cuor mio, che le varie anime della professione abbiano la maturità e l’intelligenza di non vanificare tutto. Ma le premesse, ad oggi, non sono delle migliori.
Andrea Farris
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