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Risposta all’on. Mammì: l’infermiere di famiglia non è il solo riconoscimento che chiediamo

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Risposta all'on. Mammì: l'infermiere di famiglia non è il solo riconoscimento che chiediamo
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Gentile Direttore,
le scrivo riguardo l’articolo ripreso da NurseTimes sull’annuncio comparso sulla pagina facebook dell’On.le Mammì (M5S) dove presentava gli emendamenti al decreto Rilancio per gli infermieri italiani.

Approfitto per ringraziarla: nell’analisi dei suoi emendamenti, emerge la buona volontà di rappresentare le istanze degli infermieri. Tuttavia l’assunzione di 9600 infermieri di famiglia (IDF), per altro non in regime di dipendenza col SSN, nulla ha a che vedere con il riconoscimento dovuto agli infermieri impegnati nella lotta al covid. Infatti come lei stessa ammette, la proposta di legge, per l’istituzione dell’IDF è stata presentata già un anno fa, prima della pandemia. Gli infermieri in questi giorni scendono in piazza non per chiedere l’assunzione degli IDF ma per il riconoscimento del nostro lavoro non come costo da tagliare ma come valore da preservare.
In merito al premio “sino a 1000€”, due considerazioni:

1- la dicitura “sino a” vuol dire che il premio potrà anche consistere in pochi spiccioli;
2- sul “premio” o di “bonus” la politica negli ultimi anni si è dimostrata molto abile a elargire bonus con una mano e a togliere diritti con l’altra mano;

Gli infermieri non vogliono bonus a contratto già scaduto ma richiedono altresì un contratto nuovo al di fuori del calderone del comparto.
A questo proposito, una ex punta di diamante del M5S, Alessandro Di Battista, nel suo ultimo discorso alla camera, disse: “Sventurato è un popolo che si accontenta di mancette, quando, se unito, può rivendicare diritti”.
Noi infatti non ci accontentiamo delle mancette, anzi rivendichiamo uniti, in 30 piazze d’Italia, lunedì 15 giugno, il diritto ad un contratto serio e dignitoso.

L’ IDF non è il solo riconoscimento per gli infermieri ma il minimo che un governo autodichiaratosi “del cambiamento” poteva fare. Per il cambiamento in sanità serve un pensiero riformatore, al momento unico grande assente; non c’è spazio per le riforme perché la sanità è stata, è e sarà (in misura sempre più rigorosa dopo il MES sanitario), sotto le grinfie delle riforme strutturali dell’UE che impongono privatizzazione, austerità, taglio dei salari.

In conclusione, cara collega onorevole Mammì i tempi di quando il M5S concepiva la politica come servizio alla comunità, sono ormai lontani. Adesso la comunità che servite è la finanza internazionale, non il popolo né i professionisti che tutelano la loro salute. Siamo disillusi: ormai tutto quello che fate o dite automaticamente tradisce le nostre aspettative!
Manca poco, presto ci rivedremo in corsia!

Dott. Raffaele Varvara

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