Lo dimostra uno studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in collaborazione con l’Università Statale.
Grazie ad un “naso elettronico” è possibile migliorare la diagnosi del cancro alle ovaie. Lo dimostra un ampio studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano in collaborazione con l’Università Statale di Milano, i cui risultati sono stati pubblicati su Cancers. I risultati dello studio sono promettenti e aprono nuovi orizzonti per lo screening di un tumore che, ad oggi, purtroppo viene ancora scoperto troppo tardi, quando le strategie a disposizione non garantiscono percentuali elevate di efficacia.
“Il ‘naso elettronico’ – ha spiegato Susanna Buratti, del Dipartimento di Scienze per gli alimenti, la nutrizione e l’ambiente, dell’Università di Milano – è uno strumento che comprende una serie di sensori chimici aspecifici in grado di rispondere in modo reversibile alle sostanze volatili generando segnali che vengono immediatamente acquisiti ed elaborati da software specifici, in modo da avere ‘l’impronta olfattiva’ tipica di ciò che si sta analizzando. Il ‘naso elettronico’ simula il processo biologico di percezione dell’odore, rispetto al naso umano è altrettanto veloce (passano pochi secondi tra l’interazione con i sensori e la risposta), non è influenzato da variabili ambientali e dall’effetto di saturazione o adattamento e spesso è più sensibile”.
“La presenza del tumore – spiega Francesco Raspagliesi, direttore dell’Unità di Oncologia ginecologica dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e prima firma dello studio – determina modificazioni di tutta una serie di processi metabolici, a cui segue il rilascio di sostanze volatili organiche. Sono in pratica tracce della presenza della malattia e sono contenute nel respiro sotto forma di molecole volatili. Il ‘naso elettronico’ ha permesso di cogliere la presenza di alcune di queste sostanze nel respiro delle donne malate, che vengono cosi’ identificate rispetto ai controlli sani. Questi risultati sembrano indicare una linea di ricerca assai promettente per una futura possibile diagnosi precoce di questi tumori e ci spingono a proseguire con ulteriori studi”.
Secondo i dati dell’Associazione Italiana di Oncologia (AIOM) e dell’Associazione Italiana dei Registri Tumori (AIRTUM), nel 2016 in Italia sono stati diagnosticati 5.200 nuovi casi di carcinoma ovarico e per il 2020 ne sono attesi 5.339. Il rischio di ammalarsi e di morire per questa malattia riguardano rispettivamente una donna su 74 e una su 139, con una sopravvivenza a cinque anni nettamente diversa a seconda dello stadio della malattia: raggiunge il 90% nel primo stadio, per scendere drammaticamente al 15-20% nel terzo e quarto stadio. Ad oggi, però, la maggior parte delle diagnosi avviene nelle fasi avanzate della malattia.
Lo studio, durato 13 mesi, ha coinvolto 251 donne suddivise in tre gruppi: 86 con carcinoma ovarico, 51 con una diagnosi di masse benigne, 114 sane come gruppo di controllo. Per il test del respiro, sono stati raccolti campioni di aria espirata tra le 7 e le 7:30 del mattino a digiuno. Alle pazienti e al gruppo di controllo è stato chiesto di eseguire, attraverso un boccaglio, un singolo respiro lento, al fine di inglobare nella sacca anche il respiro alveolare, cioe’ la parte che viene espulsa dall’interno dei polmoni e delle vie aeree inferiori, dove avviene lo scambio gassoso con il sangue. E’ questa porzione di respiro infatti che puo’ contenere le sostanze volatili organiche che segnalano la presenza del tumore.
“I risultati della ricerca – aggiunge Raspagliesi – sono promettenti perché il test ha discriminato le pazienti affette da carcinoma ovarico dai controlli sani. Ci suggeriscono dunque che l’e-nose potrebbe essere una tecnica utile e non invasiva per la diagnosi del tumore dell’ovaio”.
Redazione Nurse Times
Fonte: Il Giorno
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