Infermiera condannata dalla Corte dei Conti a versare 18mila euro guadagnati violando il vincolo contrattuale di esclusività dovuto al San Carlo con cui aveva un contratto a tempo indeterminato.
La donna, tra il 2007 e il 2011, infatti, avrebbe lavorato come libera professionista per due ditte private, una di Milano e una di Massa. Questo, nonostante fosse assunta a tempo indeterminato dal San Carlo e nonostante non avesse l’autorizzazione per svolgere altri lavori.
La donna si è difesa parlando di “buona fede“. L’infermiera avrebbe agito per mancanza di mezzi sufficienti a mantenere sé stessa e il figlio dopo una separazione. L’affitto da pagare e alcune condizioni precarie di salute, l’avrebbero costretta a intraprendere altri lavori.
La difesa della donna non è bastata a ottenere l’assoluzione, come riporta “Il Giorno”, ma ha aiutato ad alleggerire l’entità dell’importo da versare.
E’ da tempo che alcuni sindacati si battono per eliminare quel vincolo di esclusività di rapporto nel pubblico impiego che determina purtroppo situazioni del genere.
Un vincolo che per altre professioni sanitarie è derogato, consentendo loro di poter svolgere l’attività libero professionale attraverso l’intramoenia.
Ci auguriamo che nel prossimo rinnovo contrattuale che sarà affrontato nei prossimi mesi dal governo venga superato anche per gli infermieri il vincolo dell’esclusività di rapporto, prevedendo come per le altre famiglie professionali, una indennità di esclusività per chi decide di lavorare solo per le P.A.
Redazione NurseTimes
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