Per l’ennesima volta un’azienda sanitaria è stata condannata da un tribunale italiano per avere obbligato il personale infermieristico alle proprie dipendenze a svolgere mansioni inferiori.
È stato ulteriormente ribadito dai giudici del Tribunale di Lamezia come rifare letti, rispondere a campanelli o praticare cure igieniche ai pazienti non abbiano nulla a che vedere con la professione intellettuale dell’infermiere.
A dover risarcire il danno questa volta è l’Asp di Catanzaro, condannata per aver demansionato l’infermiere nonché dirigente sindacale Fabio Bruschi.
A causa della cronica mancanza di operatori socio sanitari, spiega una nota, Bruschi sarebbe stato costretto a svolgere mansioni inferiori a quelle riconosciute ad un infermiere e riconducibili al profilo professionale dell’operatore sociosanitario.
Il Tribunale del Lavoro di Lamezia Terme ha accertato che «deve ritenersi sussistente nel caso di specie il pregiudizio lamentato dal ricorrente tenuto conto della durata del demansionomento, della qualità dell’attività lavorativa svolta rispetto alle mansioni di assunzione e del tipo di professionalità coinvolta».
Ad assistere Bruschi, dirigente della Nursing Up, sindacato degli infermieri, l’avvocato Alessandro Trovato.
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