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Coronavirus, situazione critica negli ospedali di Verona

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Verona, era annidato in un rubinetto il batterio killer che ha ucciso 4 neonati
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“Ci sono morti anche in corridoio”, ha rivelato un anonimo dipendente. Parole che trovano riscontro nei numeri.

Salteranno almeno tre attività su dieci, tra interventi operatori e visite ambulatoriali. Forse, ma è lo scenario peggiore, addirittura il 60% di quelle non Covid. Da settimane il “caso Verona” agita i corridoi della sanità regionale, dalle corsie di Borgo Trento fino alla sala operativa della Protezione civile di Marghera. Finora tutto era andato avanti come prima, ma dai prossimi giorni le cose cambieranno radicalmente.

Almeno in Azienda ospedaliera, dove il commissario Francesco Cobello ha delineato i dettagli del piano, che prevede per l’appunto la riduzione dell’attività ordinaria per spostare un numero di personale maggiore sul fronte della lotta al coronavirus. Una cosa è certa: la situazione è critica. E vale per gli ospedali di Borgo Roma e Borgo Trento, gestiti appunto dall’Azienda ospedaliero universitaria integrata.

Lunedì ha fatto rumore la testimonianza di un anonimo dipendente che lavora nel personale di comparto (medico e infermieristico), rilasciate ai microfoni del Tgr Veneto: «In ospedale c’è il caos: ci sono morti anche in corridoio. Siamo tutti stipati, non c’è un buco per garantire una morte dignitosa. Non c’è più spazio, a volte devo fare scelte che vanno contro la mia morale, e faccio fatica ad accettarlo: un essere umano va trattato da essere umano».

Parole che trovano riscontro nei numeri, non solo per l’Azienda ospedaliera. Anche negli ospedali della provincia, gestiti dall’Usl 9, i pronto soccorso sono strapieni: a Legnago, lunedì, si contavano 49 pazienti, di cui 20 Covid; a San Bonifacio 32, di cui 16 Covid; a Villafranca, ospedale completamente dedicato al virus, in 19 aspettavano un letto in Pronto soccorso.

«Gli ospedali sono pieni – ha confermato il direttore generale dell’Usl scaligera, Pietro Girardi. Noi facciamo il possibile per gestire la situazione, ma siamo al limite da tempo. E fuori la gente non sembra rendersene conto».

Dunque la realtà raccontata dal dipendente non rischia di essere un caso isolato. «Molti dipendenti – fa sapere Stefano Gottardo, segretario provinciale della Uil Fpl, sindacato che segue molti infermieri a Borgo Trento e negli altri ospedali – hanno riferito situazioni analoghe. Alcuni, negli ultimi giorni, si sono anche licenziati».

Per Luca Zaia, «Verona è maglia nera». Il governatore veneto ha specificato che, comunque, «saranno mantenute le prestazioni oncologiche». Il suo timore è che, con l’aumentare dei ricoveri, «ci si avvicini al punto di non ritorno».

Redazione Nurse Times

Fonte: Corriere della Sera

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