Home Massimo Randolfi Anelli (Fnomceo): “esimere operatori da responsabilità penale per cure e vaccinazioni”
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Anelli (Fnomceo): “esimere operatori da responsabilità penale per cure e vaccinazioni”

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Vaccinazioni in farmacia, Anelli scrive a Zingaretti: "ordinanza illegittima"
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Bene l’obbligo vaccinale per gli operatori sanitari, per il presidente della Fnomceo, Filippo Anelli. Il presidente si dice d’accordo anche con lo “scudo penale” per i professionisti che vaccinano, ma è dell’idea di estenderlo al trattamento complessivo del Covid.

“Sono poche decine, qualche centinaio al massimo, a quanto ci risulta, i medici del Servizio sanitario nazionale che hanno rifiutato la vaccinazione – ha detto il presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri -. Semmai abbiamo ora il problema opposto: va a rilento la vaccinazione dei liberi professionisti, che chiedono a gran voce di ricevere il vaccino. Vaccinarsi è, per un medico, un dovere deontologico e anche un requisito per poter lavorare in prima linea, accanto ai pazienti. L’introduzione dell’obbligo non può che trovarci d’accordo, anche se siamo convinti che ormai tutti i medici, tranne una quota davvero minimale, siano vaccinati. Abbiamo apprezzato l’intervento del Presidente Draghi e la sensibilità del Governo di introdurre una norma che attraverso la vaccinazione del personale sanitario tuteli i cittadini, soprattutto i più fragili”.

“Accogliamo anche con favore le notizie sulla messa a punto di una sorta di “scudo penale” per i professionisti che vaccineranno – continua Anelli -. Crediamo anzi che l’intervento normativo debba riguardare il trattamento complessivo del Covid, tutelando tutti i professionisti che si sono spesi per curare una malattia praticamente sconosciuta, anche a costo della loro stessa vita”.

“Il Covid è comparso sulla Terra soltanto un anno fa e, soprattutto all’inizio, i medici hanno dovuto curarlo senza l’aiuto di solide evidenze scientifiche o di linee guida – conclude il Presidente Fnomceo -. È necessaria ora una norma che li esima da responsabilità derivanti dal trattamento di una malattia praticamente sconosciuta. Non chiediamo uno stravolgimento delle regole ma un’interpretazione della definizione di colpa grave, che deve riguardare solo le situazioni più eclatanti. Questo garantirebbe ai professionisti la necessaria serenità per continuare a lavorare, con l’obiettivo di farci uscire presto da questa pandemia”.

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