Oggi ricorre la giornata celebrativa della professione infermieristica. Festeggiamo l’infermiere, il professionista sanitario descritto dai media come un eroe sprezzante del pericolo in prima linea per la pandemia da Covid 19. L’eroe in obbligo Professionale, civico, morale, etico e contrattuale presente nei luoghi dove si produce salute, dove i grandi interessi economici corrono in parallelo al bisogno di salute; dove i grandi gestori delle comunità nazionali e locali trovano spazio per stendere il red tapet che traccia il filerouge della loro campagna elettorale fino a guadagnare tanti consensi investendo di tasca propria pochi spiccioli per ricche promesse poi disattese.
Festeggiamo l’infermiere che nonostante la estenuante attività lavorativa stressante e faticosa continua a essere padre, madre, figlio e continua a essere parte di una comunità civile che con non poca difficoltà ha reso efficace e funzionale ogni impegno profuso nelle corsie. Il 12 maggio festeggiamo l’infermiere, un professionista che ancora oggi vive la condizione contrattuale ferma a 20 anni fa nonostante la giurisprudenza lo pone in livello di dirigenza. Abbiamo festeggiato l’infermiere 2.0. Forse in qualche parte del globo terrestre abbiamo festeggiato l’infermiere 5G. Manca di festeggiare l’infermiere in un cronoprogramma che preveda lesaltazione contrattuale del professionista infermiere.
Oggi assistiamo anche alla burla di alcune sigle sindacali che allarmano la fuga e la conseguente carenza di infermieri nelle RSA facendo finta di non sapere che in quei ccnl l’infermiere viene considerato poco più di una figura di supporto eppure per la giurisprudenza l’infermiere, come professionista sanitario, ha obblighi e doveri che derivano dalla natura professionale. Ci sono sigle sindacali che aprono tavoli di discussioni per elevare le altre figure mentre l’infermiere vive nella resilienza di mantenere un etica professionale che rimane come un tatuaggio sulla pelle dell’infermiere vittima di un sistema che ormai lo ha segnato fino alla sindrome di Stoccolma.
L’infermiere è un lavoratore e merita dei rappresentanti (organizzazioni sindacali) che siano promotori di una revisione dei ccnl che risaltino la figura del professionista infermiere in ogni dove l’infermiere dell’ospedale non è diverso dal l’infermiere della casa di riposo come non è diverso dal l’infermiere libero professionista.
Il sistema sanità merita una revisione completa che dia il giusto riconoscimento al professionista infermiere, in questo periodo di pandemia il vincolo di esclusività ha limitato in grande misura l’impegno dei professionisti infermieri nella campagna vaccinale che avrebbe portato molto più risultato è in tempo molto più breve il cittadino merita un assistenza adeguata e la merita sul territorio senza ricorrere sempre e comunque alle cure ospedaliere.
Il 12 maggio festeggiamo l’infermiere, ma diamo seguito alle istanze di una comunità professionale che chiede riconoscimento contrattuale, riconoscimento stipendiale, che chiede riconoscimento professionale di autonomia nell’assistenza. Il 12 maggio ricordiamo tutti i colleghi e le colleghe che oggi non sono più con noi a causa della pandemia e che non si sono risparmiati vittime anche di sistema sanità che li ha usati come scudi umani (si pensi agli infermieri che hanno continuato a lavorare senza dpi o con dpi inadeguati).
Il 12 maggio festeggiamo l’infermiere e chiediamoci e se l’infermiere facesse lo smart working!?
Francesco Perniola
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