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Andreula (Opi Bari): infermiere ex professione sanitaria infungibile

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Speciale Pugnochiuso 2019, Andreula (Opi Bari): "I colleghi infermieri hanno ribadito una priorità: questa professione chiede maggiore visibilità"
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In quest’ultimo periodo di atroce perdurare della situazione pandemica indotta dal virus Sars-CoV -2, esamino più nel dettaglio alcuni tra gli argomenti più gettonati, esposti in agorà dentro e fuori la professione infermieristica, per certi versi intrecciati tra di loro che s’impongono su tutti.

Innanzitutto prendo a riferimento la “sviolinata” incongruente ed effimera, chiesta e ottenuta al governo dalla mia “casa madre” con campagne social e apparizioni televisive, per armare le truppe infermieristiche, nella fumosa possibilità di esercitare l’attività libero professionale per la campagna vaccinale.

A seguire la decisione dalla Giunta Regionale del Veneto di inaugurare il Clone dell’Infermiere attraverso un percorso di formazione complementare rivolto alla figura dell’Operatore Socio Sanitario, per chiudere con la liberalizzazione dei Farmacisti e di tutte le professioni sanitarie nella esecuzione della profilassi vaccinale.

Il vincolo dell’esclusività del rapporto di lavoro di pubblico impiego.

A tutti è parsa una insolita trovata, quella di mettere assieme il vincolo di esclusività del rapporto di lavoro di pubblico impiego con l’attività di vaccinazione.

Prendo a prestito la citazione storica di Antonio Di Pietro: …che ci azzecca? Eppure è successo, con tanto di “regale “ e formale scrittura in Gazzetta Ufficiale della Repubblica.

Accade che la “casa madre professionale” dell’infermieristica italiana abbia reclamizzato e cullato l’idea di … alleggerire il vincolo di esclusività … degli Infermieri Italiani con rapporto di lavoro nel pubblico impiego per contribuire alla campagna vaccinale.

Il Governo, a fronte dell’insolita e peregrina richiesta dei vertici istituzionali dell’infermieristica italiana, poiché a costo zero sia in termini economici che politici, non si è lasciato sfuggire l’occasione per farla propria.

E’ così che si regala (sic) agli Infermieri Italiani l’effimera ebbrezza di sentirsi professionisti compiuti, liberi da vincoli contrattuali. Cosa importa sé tanto accade solo ogni qualvolta essi effettuano una vaccinazione?

Un sogno, un respiro prolungato di aria fresca, fuori dalla prigione e dal confinamento contrattuale cui sono rilegati gli Infermieri italiani.

Insomma, un’inebriante ubriacatura che stordisce giusto il tempo necessario per mescolare, ancora una volta, le carte sull’argomento.

Nel concreto, come riporta il legislatore nel decreto (sostegni) omissis … al personale infermieristico del Servizio Sanitario Nazionale che aderisce all’attività di somministrazione dei vaccini contro il SARS-CoV-2 al di fuori dell’orario di servizio, non si applicano le incompatibilità di cui all’articolo 4, comma 7, della legge 30 dicembre 1991, n. 412, e all’articolo 53 del decreto legislativo 30 marzo 2001, n. 165, esclusivamente per lo svolgimento dell’attività vaccinale stessa

… omissis Circa 90.000, gli Infermieri Italiani (non c’è uno studio che lo documenti) che …privati dalle catene del vincolo di esclusività (sic) … sarebbero disposti ad aggiungere altre ore di lavoro a quelle istituzionali non già al costo di prestazione di lavoro straordinario o con turni orari aggiuntivi o con progetti a ore negoziati, per eseguire la profilassi vaccinale.

Insomma, tanto rumore riverberato in Gazzetta Ufficiale assolutamente incongruente e senza senso.

Tutti i sindacati, c’era da aspettarsi, hanno fatto “marameo” all’idea bizzarra di metter assieme il vincolo di esclusività con l’attività vaccinale bocciando sonoramente il testo di legge che né fa richiamo.

Ecco alcune dichiarazioni sintetiche apparse sulle pagine istituzionali di quasi tutte le sigle sindacali sull’argomento e su quotidiano sanità con il senso compiuto di evidenziare come l’esclusività del rapporto di lavoro nulla ha a che fare con la campagna di vaccinazione:

  • La FP CGIL nazionale afferma:Non c’è bisogno di ‘spezzare’ alcun vincolo di esclusività del personale sanitario pubblico, come leggiamo attraverso stampa e campagne social, per poter esercitare volontariamente la somministrazione di vaccini. Già da gennaio di quest’anno la legge di Bilancio ha messo a disposizione delle Regioni 100 milioni di euro a favore di medici, infermieri e assistenti sanitari del SSN che si dovessero rendere disponibili per la somministrazione dei vaccini”.
  • La FIALS nazionale afferma: Il decreto Sostegni e la ”finta” apertura agli infermieri vaccinatori. Il governo ha pensato bene di alzare la posta – trattamento economico – e convogliare la somministrazione dei vaccini sullo stesso ed unico binario, quello della classe medica che non solo si appropria delle competenze infermieristiche, ma anche di remunerazione che potevano benissimo finanziare gli infermieri già strutturati ed in servizio negli Enti ed Aziende Sanitarie del Servizio Sanitario Nazionale. Insomma, è a tutti evidente che cosi come è formulato il Decreto “Sostegni” è un’iconica “ciurlata nel manico” che pone nel ridicolo chi afferma il contrario.

L’attività libero professionale è altra cosa. Esemplifico alcuni aspetti significativi che la caratterizzano:

  • La possibilità per il professionista di esercitare la propria attività fuori dall’orario di lavoro pur in regime di concorrenza e integrazione rispetto alle prestazioni che eroga per il proprio datore di lavoro.
  • L’autonomia decisionale per il professionista di definire il proprio compenso professionale in favore e soprattutto su libera scelta dell’assistito pagante.

Il Clone OSS – Infermiere Veneto

Altra “patata bollente” che anima estenuanti dibattiti tra la comunità infermieristica italiana, è il colpo di grazia alla già presunta “infungibilità” della professione infermieristica inferto con decreto della Regione Veneto. La Regione, premia gli Infermieri Veneti e per essi quelli Italiani, pensando bene di implementare con propria delibera un “percorso di formazione complementare in assistenza sanitaria dell’Operatore Socio Sanitario”.

Il Governatore Veneto Zaia, nero su bianco, sostiene la tesi che all’Operatore Socio Sanitario, con un corso di formazione di 150 ore teoriche può conseguire, quelle che chiama “competenze” sanitarie utili per abilitarlo ad esercitare ulteriori attività in aggiunta a quelle previste dal suo profilo di base. La lettura delle abilità richieste all’OSS con la terza S lette sul piano didattico, sono un’antologia degna dei legislatori veneti e dei tecnici che l’hanno formulata.

Per dare un’idea sull’idiozia che esprime nei contenuti il provvedimento veneto, riprendo le dichiarazioni del Governatore Zaia rilasciate durante una delle sue solite conferenza stampa sullo stato dell’arte in Veneto della pandemia.

Egli rispondendo ad una giornalista che gli chiedeva lumi sulla delibera istitutiva dell’OSS Infermiere ha replicato che … omissis … tutto sommato non ci vuole una laurea per eseguire una siringa.

Prendo le affermazioni di Zaia sulla “siringa” per un banale parallelo tra i contenuti didattici espressi in ore complessive dal programma didattico che consentirebbe all’OSS superspecialista Veneto di esercitare attività di somministrazione, rispetto a quelli del Cdl in Infermieristica.

In dettaglio, nel riquadro sottostante, in sintesi il percorso di studio dell’attuale Ordinamento didattico del CdL in Infermieristica e le discipline tecniche e scientifiche che concorrono ad abilitare l’Infermiere ad eseguire la … “banale” siringa.

Evidentemente, la nascita dell’OSS – Infermiere in Veneto non è figlia di una scelta politica dei legislatori della regione Veneto.

Sicuramente c’è una cabina di regia nazionale atteso che l’argomento è stato spesso oggetto di incontri tematici in seno alla conferenza delle regioni.

Il Clone Farmacista – Infermiere

Con il Decreto Sostegni è emersa con chiarezza anche la figura del farmacista – Infermiere vaccinatore e conseguentemente argomento di ulteriori polemiche tra le professioni sanitarie. Ovviamente si aggiunge un altro elemento di criticità per la professione infermieristica poiché non mancano i profili da chiarire e le criticità nel rilevare che al Farmacista è consentita la gestione e la pratica vaccinale, sino ad oggi appannaggio esclusivo della professione Medica e Infermieristica.

L’urgenza del momento è quella di ampliare il più possibile la copertura vaccinale della popolazione, arruolando personale vaccinatore e allargando i siti in cui effettuare le somministrazioni.

Con il Decreto “Sostegni” in via di conversione in legge è emersa con chiarezza la figura del farmacista vaccinatore. Una chiamata a seguito della quale «i farmacisti si metteranno a disposizione del Paese», ma su cui non mancano i profili da chiarire e le criticità, non da ultimo quella della sicurezza e della responsabilità.

Programmato un corso di brevissima durata per il farmacista per abilitarlo all’esecuzione della profilassi vaccinale.

Alleluia.

Saverio Andreula

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