Almeno una nuova patologia che ha richiesto cure mediche durante la fase post-acuta della malattia è stata riscontrata nel 14% degli adulti colpiti da Covid-19. “Piccoli studi suggeriscono che alcuni sopravvissuti sviluppano patologie a breve e lungo termine. Ma pochi lavori hanno esaminato l’eccesso di rischio di nuove condizioni cliniche a causa dell’infezione da coronavirus dopo il periodo di recupero iniziale” afferma Sarah Daugherty, dell’UnitedHealth Group, Minneapolis, autrice principale del lavoro. Uno studio pubblicato sul British Medical Journal ha identificato 266.586 adulti (18-65 anni) che hanno ricevuto una diagnosi di infezione da Covid-19 dal 1° gennaio al 31 ottobre 2020 e ha controllato se a questi individui fosse stata diagnosticata almeno una di 50 patologie fino a sei mesi dopo l’infezione iniziale. Gli individui, riporta insalutenews.it, sono stati abbinati a tre gruppi di confronto senza infezione da Covid-19, uno dei quali con diagnosi di altre infezioni virali delle basse vie respiratorie.
L’analisi dei dati ha mostrato che un adulto su sette con infezione da Covid-19 ha presentato almeno una nuova patologia dopo la fase acuta, una percentuale maggiore del 5% rispetto ai gruppi di confronto senza patologie e dell’1,65% rispetto agli individui con diagnosi di malattia virale del tratto respiratorio inferiore.
Il rischio di sviluppare nei quattro mesi successivi alla fase acuta dell’infezione alcune patologie, tra cui insufficienza respiratoria, problemi del ritmo cardiaco, amnesia, diabete, ansia e affaticamento, è stato maggiore nel gruppo Covid-19 rispetto a tutti e tre i gruppi di confronto. Inoltre, nonostante il rischio assoluto complessivo fosse esiguo, è rimasto persistente fino a sei mesi dopo l’infezione iniziale. Il rischio è aumentato con l’età, le patologie pregresse e il ricovero in ospedale per Covid-19, ma anche i giovani adulti, le persone senza comorbilità e quelli gestiti a casa erano comunque a rischio di nuove patologie diversi mesi dopo l’infezione iniziale.
“Anche se il nostro è uno studio osservazionale, e non permette di riscontrare una causalità, è importante tenerne conto, poiché il numero di persone infettate da coronavirus in tutto il mondo continua a crescere, e così farà il numero di sopravvissuti con potenziali sequele”, concludono gli autori.
In un editoriale correlato, Elaine Maxwell del National Institute for Health Research scrive che, anche se è troppo presto per prevedere per quanto tempo le sequele cliniche persisteranno dopo il Covid-19, questi sintomi creano chiaramente un grave peso personale per molte persone, e bisognerà trovare un modo per gestire tali situazioni.
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