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Tanti auguri Louise: oggi compie 43 anni il primo neonato concepito con la fecondazione artificiale

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Tanti auguri Louise: oggi compie 43 anni il primo neonato concepito con la fecondazione artificiale
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Il 25 luglio 1978 nasce Louise Brown, il primo neonato concepito attraverso la fecondazione artificiale. La storia di quella nascita, straordinaria ed avvenuta in gran segreto, è stata raccontata nell’articolo di Focus che vi riproponiamo di seguito.

La paziente addormentata è portata in sala operatoria, medici e infermieri si guardano, la tensione è palpabile. Sono uomini e donne di esperienza, e quello non è certo il primo cesareo della loro carriera. Questa volta però è diverso. In quella stanza dalle pareti bianche dell’ospedale di Oldham, nel Nord dell’Inghilterra, sta per nascere Louise Brown, la prima bambina concepita in provetta.

Il video di quell’evento dura 2 minuti e 18 secondi. La paziente viene preparata, il chirurgo incide il suo ventre e ne estrae la piccola Louise. Quando le viene reciso il cordone, la bambina spalanca la bocca, respira profondamente ed emette il primo potente vagito. È il solenne ingresso nel mondo di una neonata che ha cambiato la storia della medicina. Era il 25 luglio 1978.

La “bambina del secolo”

Alla notizia di quella nascita, il mondo rimase di stucco. Infatti, sebbene negli anni precedenti i giornali avessero seguito gli sforzi degli scienziati che tentavano di ottenere la fecondazione in vitro, quella possibilità sembrava appartenere più alla fantascienza che alla realtà. Persino fra gli addetti ai lavori gli scettici erano la maggioranza. E la ricerca di Robert Edwards e Patrick Steptoe, i due “papà scientifici” della piccola Louise, era da molti ritenuta immorale e pericolosa, perché – si obiettava – se mai fosse andata in porto avrebbe certamente fatto nascere neonati deformi.

Una coppia come tante

Prima di entrare nello studio di Steptoe, la storia di Lesley e John Brown non era molto diversa da quella di moltissime coppie che negli anni Settanta non riuscivano ad avere un figlio.

Sposato in seconde nozze, lui era già padre di una bambina, che gli era stata affidata quando la prima moglie se n’era andata con un altro, e che Lesley aveva cresciuto come se fosse stata sua. Il desiderio di avere un figlio loro sembrava però destinato a restare inappagato.

Nove anni di tentativi non avevano portato a nulla e quella frustrazione tanto bruciava nell’animo di lei che, quando John aveva preso una sbandata per un’altra donna, Lesley gli aveva detto di andarsene con l’amante, che era una “donna vera”. John però non lo aveva fatto.

I due si rivolsero quindi a Patrick Steptoe, un ginecologo di Oldham noto per aver messo a punto una tecnica chirurgica innovativa per risolvere l’occlusione delle tube, il problema che impediva a Lesley di restare incinta. All’epoca però il medico lavorava già da vari anni a un progetto molto più ambizioso: poiché la chirurgia non sempre permetteva di ottenere il risultato sperato, aveva infatti iniziato a collaborare alle ricerche sulla fecondazione in vitro di Robert Edwards, scienziato dell’Università di Cambridge, molto esperto nella manipolazione di embrioni e gameti.

Il caso di Lesley era fra quelli che difficilmente si risolvevano con un intervento chirurgico; così, Steptoe propose alla coppia la nuova tecnica. Lesley e John si sottoposero al trattamento nell’autunno del 1977, e la gravidanza ebbe inizi Il sospetto che stesse accadendo qualcosa fuori dall’ordinario li colse qualche mese più tardi, quando la donna si trovò in più occasioni a essere seguita da giornalisti ansiosi di conoscere i dettagli della vita sua e del marito.

La coppia cercò inizialmente di sfuggire ai cronisti, ma poi trovò il modo di volgere a proprio vantaggio quella strana situazione, vendendo l’esclusiva della storia al Daily Mail, per 300.000 sterline. Il giornale mise a disposizione dei suoi reporter ben nove automobili, e assunse anche alcune guardie del corpo per tenere alla larga i giornalisti delle testate concorrenti.

In pericolo

I problemi per Lesley iniziarono alla trentaquattresima settimana. Ne mancavano solo sei al termine della gravidanza, ma Louise era piccola rispetto alla sua età gestazionale e, soprattutto, i valori della pressione arteriosa della madre si erano alzati a livelli allarmanti. Giorno dopo giorno la situazione si faceva più critica: se Steptoe avesse optato subito per un cesareo la bambina probabilmente non ce l’avrebbe fatta, ma la donna si sarebbe salvata; viceversa, se la gravidanza fosse andata avanti, la vita di entrambe sarebbe stata in pericolo.

Per monitorare meglio la situazione, a metà giugno il ginecologo decise di ricoverare la donna e, per evitare la stampa, la registrò con il falso nome di Rita Ferguson. Lo stratagemma però fu presto svelato e in breve l’ospedale di Oldham fu preso d’assalto dalla stampa. Ci fu chi assoldò detective privati per giungere fino alla stanza dove era ricoverata Lesley; chi cercò di corrompere il personale sanitario per avere foto e informazioni; ci fu persino un giornalista che, per riuscire a incontrare personalmente la donna, inscenò un allarme bomba che costrinse a evacuare l’intero reparto maternità.

La nascita segreta

Nessuno, tuttavia, riuscì a sapere in anticipo ciò che Steptoe era ben determinato a mantenere riservato. Dopo cinque settimane di riposo assoluto, il medico considerò che il peso di Louise era ormai sufficiente e il 25 luglio, nel pomeriggio, decise di farla nascere.

Prima del parto cesareo, Lesley doveva restare digiuna per otto ore, ma per non insospettire i giornalisti Steptoe le fece comunque portare la cena, che, con la complicità di un’infermiera, finì nella borsa della moglie del medico e fu poi buttata nella spazzatura. Quella sera John fece la sua consueta visita alla moglie e tornò a casa alla solita ora, senza che neppure a lui venisse svelato ciò che stava per accadere.

Anche Steptoe rientrò a casa come sempre, fingendo l’assoluta normalità, per poi tornare di nascosto in ospedale qualche ora più tardi, e avvisare il marito di Lesley. Robert Edwards, che era rientrato proprio quel pomeriggio da una breve vacanza, fu avvisato all’ultimo momento che l’intervento si sarebbe svolto quella sera. Anche l’équipe medica fu messa in allerta poco prima dell’ora stabilita, così come la troupe incaricata di filmare l’evento, in virtù di un accordo fra Steptoe e il ministero della Sanità britannico.

Alle 23:30 Lesley entrò finalmente in sala operatoria. Il primo vagito di Louise Brown risuonò alle 23:47. Oggi la prima bambina in provetta compie 35 anni. Ha una sorella minore, Natalie, anche lei nata con la fecondazione in vitro. Il 20 dicembre del 2006 ha avuto un figlio, concepito naturalmente. E non ha mai avuto particolari problemi di salute.

Dott: Simone Gussoni

Fonte: Focus

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