Il movimento annuncia una manifestazione di protesta contro il Green Pass e cita tre episodi anomali.
“Che il Green Pass fosse uno strumento di discriminazione e controllo ossessivo della popolazione già lo sapevamo. Ed è per denunciarlo con forza che manifesteremo il 18 settembre a Castelnuovo di Garfagnana. Ma, com’era prevedibile, questo nuovo lasciapassare di stampo medievale ha scatenato una vera e propria caccia alle streghe nella sua folle applicazione. Tante le notizie di episodi gravi e assurdi che ci sono giunte nelle ultime 24 ore. Tra questi ne segnaliamo tre, tutti avvenuti nella nostra Valle negli ultimi giorni”. Così recita un comunicato di Valle del Serchio Alternativa, movimento promotore della manifestazione in programma il 18 settembre a Castelnuovo Garfagnana (Lucca).
“Primo episodio – scrivono i promotori dell’iniziativa -. A.B., infermiere addetto al servizio di salute mentale della Valle del Serchio, viene sospeso dal servizio con apposito editto della dirigenza Asl, pur avendo preso il Covid ed essendosi successivamente vaccinato. Pare che la sua colpa sia stata quella di non aver risposto a una Pec. Ma perché avrebbe dovuto rispondere? A.B., al quale la malattia era stata riconosciuta come infortunio sul lavoro, sapeva che l’Asl non poteva non sapere. Questo almeno direbbe la logica, ma evidentemente non c’è logica che tenga in tempi di Covid e di Green Pass. Cosa farà l’Asl adesso? A rigore il decreto di sospensione dovrebbe essere annullato, e la dirigenza che lo aveva emesso senza verificare i dati dell’interessato dovrebbe chiedere scusa a lui e all’intera comunità. Lo faranno? Staremo a vedere. Fra l’altro la sospensione di A.B. ha rischiato di portare all’interruzione del servizio dell’ambulatorio di Castelnuovo. È così che si gestisce la sanità?”.
Prosegue la nota di Valle del Serchio Alternativa : “Secondo episodio. Nello scorso inverno una signora di Gallicano ha avuto il Covid. La certezza gli viene data dal medico a seguito di analisi anticorpali. Successivamente la signora fa la prima dose di vaccino. Dunque, penserebbero i comuni mortali, dovrebbe avere già diritto al Certificato verde. La signora vuole comunque fare anche la seconda dose, ma si pone giustamente il problema di verificare i propri anticorpi, che dalle analisi risultano non alti, bensì altissimi. Sia il proprio medico che quello dell’Asl le dicono che, come medici, sconsiglierebbero la seconda dose, ma che senza di essa non potrà avere il maledetto Certificato verde. E questo perché? Perché la sua malattia – assolutamente certa in base alle analisi – non è stata certificata a suo tempo dal santo tampone. Ma si può? E’ la salute che conta o è invece la folle burocrazia di questo marcio regime ad avere sempre la meglio? La risposta è nei fatti descritti”.
E ancora: “Terzo episodio. M.F. è un’operatrice sanitaria che lavora presso una Rsa della Valle, in attesa di vaccinazione. Presentatasi al lavoro dopo un periodo di assenza, si sente intimare la richiesta di un tampone ogni 12 (dodici) ore. Incredula, chiede quale norma lo prescriva, facendo presente che il decreto sul Green Pass lo prevede invece ogni 48 ore. Naturalmente non le viene mostrato niente. Ne nasce una discussione, rispetto alla quale i responsabili Asl consultati dalla struttura sanno solo balbettare un imbarazzato “Non so”. Eh, no, troppo facile agire in questo modo. Troppo facile trincerarsi dietro alla legge, per poi forzarla di continuo con un’applicazione sempre più restrittiva”.
Redazione Nurse Times
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