I reparti delle rsa e degli ospedali lombardi si svuotano. Mancano medici e infermieri. E allora chi curerà i pazienti? Il mondo del privato propone una misura-tampone: assumere personale specializzato in arrivo da Cuba. E chiede alle istituzioni di sciogliere i nodi burocratici che impediscono di applicare questa soluzione. L’allarme per la carenza di professionisti in corsia viene rilanciato da Aiop, associazione che riunisce le strutture sanitarie private. Il problema è noto: ci sono meno camici bianchi di quanti ne servirebbero. Dalle residenze per anziani migrano negli ospedali privati e da qui verso le strutture pubbliche, che in seguito all’emergenza Covid e alla campagna vaccinale hanno incrementato le assunzioni. «Non è possibile programmare la sanità del futuro se non si pensa a un piano strutturato e organico di lunga durata per riempire i gap — spiega Dario Beretta, presidente di Aiop Lombardia —. Dico di più: in queste condizioni diventa complicato anche programmare l’attività giornaliera, abbiamo casi di strutture che hanno visto andar via decine di unità da un giorno all’altro».
Si cercano anestesisti, neurologi, ortopedici, fisiatri e internisti. Grande la richiesta di infermieri. I direttori delle strutture si confrontano quotidianamente con questa difficoltà. Carla Nanni, alla guida del Gruppo Italcliniche, spiega a proposito del Moriggia Pelascini di Gravedona: «Il nostro ospedale svolge un ruolo strategico nella rete dell’urgenza per la Regione Lombardia. A causa dellacarenza di neurologi, la permanenza nella rete stroke è assicurata solo grazie al sacrificio degli specialisti rimasti, ma questa non può essere una soluzione di medio-lungo periodo». Michele Nicchio del Gruppo Mantova Salus sottolinea la «grande differenza tra la domanda e l’offerta per quanto riguarda il personale sanitario. Di conseguenza siamo costretti a ricercare professionisti altamente qualificati all’estero».
L’aumento delle borse di studio per le Scuole di specializzazione deciso dal governo porterà ad avere un maggior numero di professionisti, ma servirà del tempo. Per questo i privati cercano una via per tamponare l’emergenza subito. E pensano di arruolare personale cubano. Perché si guarda proprio all’isola caraibica? «Ci sono già stati contatti all’inizio della pandemia — ricorda Cristian Ferraris, direttore generale di Aiop Lombardiache da tempo studia questa proposta —. Un contingente cubano è venuto in nostro supporto. Cuba inoltre ha una tradizione decennale di “export” di medici per questioni umanitarie. Hanno un sistema che raggruppa gli operatori e li forma prima della partenza». Ferraris spiega che i percorsi di studio degli infermieri e di alcuni specialisti sono sostanzialmente uguali a quelli italiani. I camici bianchi caraibici sarebbero pronti anche a vaccinarsi con uno dei farmaci riconosciuti per il rilascio del Green pass (il vaccino cubano non lo è). Resta da capire quale forma dare a questa collaborazione transoceanica.
La risposta dovrebbe arrivare dal tavolo in programma oggi con i ministeri interessati (Salute, Lavoro, Interni, Esteri). «Credo che la via migliore sia il distacco internazionale — riflette Ferraris —. Si tratta di un patto temporaneo. E va affrontato anche il tema del nulla osta all’ingresso in Italia».
Se verrà attivato il «ponte» tra Cuba e la Lombardia, Aiop intende iniziare una sperimentazione con 50 medici e 100 infermieri. «Siamo pronti a un progetto pilota — dice il direttore generale —. Altre regioni guardano con interesse a questa idea».
Redazione Nurse Times
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