Lo dicono uno studio Oms-Ecdc e uno condotto dall’Iss. Entrambi sono stati pubblicati sulla rivista Eurosurveillance.
Nei primi nove mesi della campagna vaccinale, grazie ai vaccini anti-Covid, in Italia sono stati evitati 22mila decessi, che salgono a 35mila se si considera il periodo più lungo fino a novembre. I dati provengono da due nuovi studi: uno internazionale guidato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), in collaborazione con il Centro europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie (Ecdc); l’altro italiano condotto dall’Istituto Superiore di Sanità (Iss). Entrambi sono stati pubblicati sulla rivista Eurosurveillance.
Lo studio italiano analizza le infezioni notificate settimanalmente tra gennaio e settembre che hanno avuto come esito l’ospedalizzazione, il ricoveri in terapia intensiva e/o il decesso entro 30 giorni dall’infezione stessa, mentre lo studio europeo, al fine di confrontare i dati provenienti da diversi Paesi, si basa sul numero di decessi settimanali notificati fino a novembre 2021.
Inoltre i due studi fanno riferimento a popolazioni diverse (solo ultrasessantenni nello studio Oms e tutta la popolazione di età maggiore a 12 anni nello studio Iss) e a definizioni leggermente diverse di vaccinato completo e di efficacia vaccinale. Nell’analisi Oms, infatti, si confrontano Paesi che hanno utilizzato vaccini diversi (per tipologia e proporzione) rispetto a quelli utilizzati nel nostro Paese, la cui efficacia è documentata con lo stesso approccio proposto nel bollettino settimanale dell’Iss, distinguendo tra mesi in cui era dominante la variante Alfa e mesi in cui era dominante la variante Delta.
Secondo lo studio Oms-Ecdc, per i 33 Paesi europei presi in considerazione la stima delle morti evitate è di almeno 470mila, calcolate tra le persone di età pari o superiore a 60 anni, mentre per l’Italia la stima è di 35.488 vite salvate.
“Il Covid-19 ha provocato un bilancio devastante di vittime nella nostra regione, ma ora possiamo affermare categoricamente che, senza i vaccini come strumento per contenere questa pandemia, molte più persone sarebbero morte – afferma Hans Henri P. Kluge, direttore regionale dell’Oms per l’Europa –. I vaccini sono una meraviglia della scienza moderna, e ciò che questa ricerca mostra è che stanno facendo ciò che hanno promesso, ovvero salvare delle vite, offrendo una protezione molto elevata contro malattie gravi e la morte. In alcuni Paesi, senza i vaccini, il bilancio delle vittime sarebbe stato il doppio di quello attuale. È quindi di fondamentale importanza che tutti gli Stati membri della regione europea raggiungano quanto prima un’elevata copertura per le persone appartenenti ai gruppi a rischio. I Paesi con tassi di vaccinazione inferiori devono continuare a dare la priorità a coloro che sono a più alto rischio e proteggere i gruppi vulnerabili il più rapidamente possibile. Ma i vaccini devono essere accompagnati da una serie di misure preventive per mantenere bassi i livelli di trasmissione e mantenere aperta la società”.
Da dicembre 2019 sono stati registrati oltre 1,5 milioni di decessi confermati SARS-CoV-2 nei Paesi della regione europea dell’Oms, con il 90,2% in quelli di età pari o superiore a 60 anni. Il rapido sviluppo e la somministrazione dei vaccini ha fornito la necessaria protezione da malattie gravi e morte per milioni di soggetti più vulnerabili, ma la velocità e l’estensione del lancio di questi vaccini nei Paesi della regione europea dell’Oms è iniqua.
Lo studio Oms rileva come la vaccinazione abbia evitato il 51% delle morti attese nella regione europea tra i soggetti di età maggiore di 60 anni nei primi 11 mesi di campagna vaccinale. Un numero minore di decessi evitati si rileva in Paesi come Romania, Moldavia e Ucraina, in cui la copertura vaccinale è stata più bassa.
Questo valore è in linea con i risultati dello studio Iss, il quale, anche considerando una popolazione più ampia (soggetti di età maggiore di 12 anni) e criteri più conservativi di efficacia, afferma che nei primi nove mesi i vaccini anti Covid hanno evitato oltre 22mila decessi fino a settembre (contro i 35mila stimati dall’Oms fino a novembre). Lo studio, spiega lo stesso Iss in una nota, mostra inoltre come siano stati evitati in Italia 445mila casi, 79mila ricoveri e quasi 10mila ammissioni nelle terapie intensive, con un effetto più pronunciato a luglio e agosto, quando si è raggiunta una copertura superiore al 60% nelle fasce sopra i 20 anni.
Delle 22mila morti evitate: il 71% è negli over 80, la prima fascia di età a raggiungere alte coperture, oltre a quella a maggior rischio di morte per Covid; il 18% nella fascia 70-79; l’8% nella fascia 60-79; il 2% negli under 60, gli ultimi ad essere vaccinati. Senza i vaccini il tasso di ricoveri ordinari atteso sarebbe stato di: 1.592 ogni 100mila abitanti negli over 80; 871 per la fascia 70-79; 595 per la fascia 60-79; 214 per gli under 60. Quelli osservati, invece, sono stati rispettivamente 886, 618, 421 e 163.
“Questi studi sono importanti perché rilevano come le persone vaccinate abbiano un rischio molto più basso di avere conseguenze gravi dall’infezione – afferma il presidente dell’Iss, Silvio Brusaferro –. Malgrado ormai non ci siano dubbi sull’importanza di questo strumento, insieme agli altri di cui disponiamo, come il distanziamento e le mascherine, ancora milioni di persone non sono protette. L’invito è quindi a iniziare l’iter per chi ancora non l’ha fatto e a proteggersi con il richiamo. Soprattutto se si fa parte delle categorie più fragili, le prime a cui è stata offerta questa possibilità”.
Sia lo studio Oms che quello Iss hanno stimato una percentuale di decessi evitati rispetto al totale poco inferiore al 40%. In entrambi i lavori è stata utilizzata un’equazione sviluppata per i vaccini antinfluenzali, ma già applicata in altri Paesi per studi relativi a SARS-CoV-2, utilizzando i dati della Sorveglianza integrata e del Portale nazionale delle vaccinazioni del ministero della Salute. L’analisi esamina solo gli effetti diretti delle vaccinazioni, e non quelli indiretti dovuti, ad esempio, alla riduzione della circolazione del virus, e quindi potrebbe sottostimare la riduzione.
Redazione Nurse Times
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