Sanità, infermieri, Sindacato Nursing Up: «Con la nuova ondata contagi degli operatori sanitari che hanno superato ampiamente la soglia dei 4mila negli ultimi 30 giorni, finalmente il Governo decide di inserire nella legge di bilancio la stabilizzazione dei 53mila professionisti della salute, ad oggi precari, ma solo se hanno operato in periodo di emergenza per almeno 6 mesi».
Di fronte alle gravi carenze di personale in cui versa in nostro SSN, che senso ha limitare la stabilizzazione solo a chi ha lavorato per almeno 18 mesi, “dei quali almeno 6 durante l’emergenza Covid?”
Quando si parla di infermieri non faremo grandi passi di sicuro se limitiamo il numero di assunti solo a quel gruppo insufficiente di 23mila unità che ha lavorato per almeno 6 mesi durante il periodo di emergenza. Non si risolve in questo modo una carenza strutturale di 80 mila unità.
E poi, quale destino avrà quella pletora di precari che, “figli di un Dio minore” pur vantando i 18 mesi di collaborazione (discontinua o continua) con gli Enti e Aziende del SSN, non sono stati chiamati in servizio durante i famosi e limitanti 6 mesi ricompresi nel periodo di emergenza?»
ROMA 6 DIC 2021 – «I dati dei nuovi contagi degli operatori sanitari crescono di giorno in giorno.La quarta ondata non è più solo una possibilità, ma una realtà concreta con la quale dover fare i conti.4176 ad oggi sono i professionisti della salute, lo dicono i numeri dell’ISS, che si sono reinfettati negli ultimi 30 giorni. E ricordiamo che solo poche settimane fa eravamo a 935.
La maggior parte degli infermieri che ogni giorno si contagia con il virus rientra nella schiera di coloro che hanno già ricevuto due somministrazioni e attendono la terza dose come da indicazione del Ministero della Salute».
Così Antonio De Palma, Presidente Nazionale del Nursing Up.
«Esiste una sola strada per affrontare la nuova emergenza e offrire ai cittadini prestazioni sanitarie efficienti che possano consentire di fronteggiare il nemico senza esitazioni.
Del resto i dati nazionali indicano che i ricoveri continuano lievemente ma in modo costante ad aumentare. E chi se non “l’esercito” degli infermieri italiani può sopportare questo nuovo fardello organizzativo sulle proprie spalle come già avvenuto in passato?
Il Governo deve rispondere presente in un solo e unico modo, assumendo personale a tempo indeterminato, e senza limitazioni, per noi buone solo a vessare lo scopo: mancano circa 80mila infermieri all’appello!
Un tema caldissimo, se si considera che sono state oltre 50 mila le unità di personale assunte a tempo parziale durante la pandemia e che 23mila di queste sono infermieri che attendono una stabilizzazione.
La norma prevede che, fermo restando le norme della Legge Madia (che nel Dl 80/2021 sono state prorogate al 31 dicembre del 2022), gli Enti del Ssn potranno procedere all’assunzione a tempo indeterminato a decorrere dal 1° luglio 2022 fino al 31 dicembre 2023 del personale sanitario e gli operatori sanitari reclutati a tempo determinato sia con concorsi che attraverso le selezioni attivate a marzo 2020.
I requisiti sono l’aver maturato al 30 giugno 2022 almeno 18 mesi di servizio in un Ente del Ssn di cui almeno 6 mesi tra il 31 gennaio 2020 e il 30 giugno 2022. In ogni caso si ricorda che le Regioni potranno fare queste assunzioni solo e sempre nel rispetto del tetto di spesa e dei piani triennale dei fabbisogni.Una riflessione è doverosa.
Di fronte alle gravi carenze di personale in cui versa in nostro SSN, che senso ha limitare la stabilizzazione solo a chi ha lavorato per almeno 18 mesi, “dei quali almeno 6 durante l’emergenza Covid?”Il precariato degli infermieri italiani rappresenta una grave piaga del nostro sistema sanitario, una ferita le cui origini risalgono a molto prima del Covid.
E’ palese poi che di fronte all’emergenza sanitaria, che oggi perdura, e alla cronica carenza di personale, ci si attendeva risposte concrete in merito ad una stabilizzazione indispensabile per sorreggere il peso delle nuove battaglie da affrontare. I dati della Corte dei Conti aggiornati al 2020 sul precariato, quindi con riferimento a periodi precedenti l’emergenza Covid, sono allarmanti.
Infermieri: incremento del tempo determinato e interinale, che risulta essere cresciuto del 63%. Il loro numero è passato dalle 9.769 unità del 2012 alle 15.991 del 2017, una salita del 63%.
Nello specifico i contratti a tempo determinato sono aumentati del 58% (+4.959 unità) e quelli interinali del 96% (+1.262 unità). La Regione che ha assunto più precari è la Puglia con un incremento del 244%. Aumenti elevati anche in Liguria (+181%), Toscana (+121%), Emilia Romagna (+81%). Le uniche due Regioni ad aver diminuito il ricorso a infermieri precari sono la Basilicata (-16%) e la Valle d’Aosta (-139%)».
Pertanto, alla luce di questi dati, quando si parla di carenza di infermieri non faremo grandi passi se limitiamo il numero di assunti solo a quel gruppo di 23mila unità che ha lavorato per almeno 6 mesi durante il periodo di emergenza.
Non si risolve in questo modo una lacuna strutturale di 80 mila unità. E poi, quale destino avrà quella pletora di precari che, “figli di un Dio minore” che, pur vantando i 18 mesi di collaborazione (discontinua o continua) con gli Enti e Aziende del SSN, non sono stati chiamati in servizio durante i famosi e limitanti 6 mesi ricompresi nel periodo di emergenza?
Come Sindacato degli infermieri italiani dobbiamo chiederci tutto questo, abbiamo il dovere di farlo, considerato che le nostre battaglie per la stabilizzazione dei precari vanno avanti da anni, ma dovrebbe farlo anche il Parlamento, che ha le leve per agire, e deve farlo ora, senza ulteriore indugio», chiosa De Palma preoccupato!
Redazione Nurse Times
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