L’episodio risale al giugno 2020. Oggetto della lite il percorso da far seguire a un sospetto caso Covid giunto al Pronto soccorso dell’ospedale SS. Annunziata Colle dell’Ara. Il medico nega di aver alzato le mani e valuta il ricorso in appello, mentre l’infermiere ritiene insufficiente l’entità del risarcimento, stabilita dal giudice di pace “in considerazione dello stato di provocazione determinato dalla persona offesa”.
Il giudice di pace di Chieti ha condannato un medico del 118 al pagamento di una multa da 400 euro e al risarcimento dei danni, quantificati in 1.000 euro, per aver minacciato e schiaffeggiato un infermiere. I fatti risalgono al giugno 2020, in piena emergenza Covid, allorché l’infermiere sporse querela ai carabinieri di Chieti Scalo, sostenendo di essere stato percosso dal primario negli spazi del Pronto soccorso dell’ospedale SS. Annunziata Colle dell’Ara e di aver riportato una “sindrome da stress dovuta ad aggressione violenta, guaribile in 5 giorni”, come si legge nel dispositivo depositato dal suo avvocato.
Oggetto della lite fu il tipo di urgenza da assegnare alla situazione di un sospetto caso Covid arrivato in Pronto soccorso. All’epoca, infatti, vi erano due percorsi, uno bianco e uno Covid, ma non vi era disponibilità di tamponi per verificare la positività al virus. Ne nacque un diverbio e l’infermiere, che era fuori servizio, subì un rimprovero dal medico dell’ambulanza, seguito da minacce (“Ti taglio la lingua, ti aspetto fuori”, avrebbe detto il primario) e da un ceffone, come riferito anche da alcuni testimoni.
Il giudice di pace ha ridotto di un terzo la pena del medico “in considerazione dello stato di provocazione determinato dalla persona offesa”, condannandolo a 2.527 euro per le spese legali, oltre che al pagamento di multa e risarcimento. Ora la difesa dell’imputato, che nega categoricamente di aver alzato le mani, valuterà il ricorso in appello.
Per nulla soddisfatto della sentenza l’infermiere, il quale all’epoca dei fatti segnalò l’accaduto all’Azienda e ora lamenta la mancata presa di posizione della stessa, che non lo avrebbe mai convocato per ascoltarlo. Inoltre ritiene insufficiente il risarcimento del danno di 1.000 euro, rammenta di non aver reagito al ceffone ricevuto e, soprattutto, contesta l’attenuante della “provacazione” concessa al medico. A suo dire, infatti, non può considerarsi provocatorio il comportamento di un infermiere del Triage che cercò solo di compiere il proprio dovere, suggerendo al medico del 118 il percorso no Covid per il paziente giunto in Pronto soccorso.
Redazione Nurse Times
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