Esulta il sindacato dei medici CIMO (Cordinamento Italiano dei Medici Ospedalieri) della regione Umbria
“È una sentenza storica, viene finalmente ripristinato il principio che è in capo al medico, il ruolo organizzativo nella gestione clinica del paziente”, è il primo commento di CIMO Umbria.
Una sentenza che farà giurisprudenza e che bloccherà in tutta Italia la nascita delle UDI.
E dopo il “super oss” del Veneto istituito con il beneplacito dalla FNOPI e del coordinamento degli OPI regionali, seguita dall’iniziativa della Lombardia con la creazione del “vice infermiere”, l’infermiere sempre più relegato ad un ruolo marginale nel nuovo sistema di riorganizzazione del territorio con il PNRR.
Definiti “eroi” durante il covid, infermieri schiacciati dagli Oss da una parte e dai medici dall’altra con la Fnopi nel ruolo di spettatrice.
Il Consiglio di Stato, con sentenza pubblicata lo scorso 24 giugno 2022, ha definitivamente bocciato le Udi – Unità di degenza infermieristica, confermando così quanto aveva già statuito il Tar dell’Umbria nel 2016.
“E’ una sentenza storica, perché è stato definitivamente ripristinato, a livello nazionale, il principio che spetta al medico la gestione del percorso clinico e terapeutico del paziente, nel rispetto del ruolo e delle funzioni del personale infermieristico”, commentano il segretario regionale di Cimo Umbria, Marco Coccetta e Cristina Cenci, presidente della Federazione Cimo-Fesmed dell’Umbria.
“Il personale medico non può operare “a distanza”, in quanto altrimenti ciò dovrebbe determinare una traslazione delle responsabilità, non consentita dall’ordinamento” come chiaramente scritto dai magistrati.
La vicenda prende spunto da un provvedimento emesso dalla Giunta Regionale dell’Umbria nel 2015 quando di fatto legittima – presso l’Azienda ospedaliera di Perugia – un’Unità di degenza ospedaliera con 12 posti letto. Sin da subito le Organizzazioni sindacali dei medici decidono di ricorrere avverso il provvedimento regionale.
“Siamo di fronte a una sentenza destinata a fare giurisprudenza e che rende giustizia, dopo sette anni, ad un atto precipitoso e sconclusionato dell’Azienda Ospedaliera di Perugia – commentano gli avvocati dei medici – La precedente direzione aziendale, infatti aveva con arroganza portato avanti un’iniziativa che la categoria medica aveva fortemente criticato e sulla quale era intervenuta successivamente la Regione Umbria a dare il proprio placet. Al di fuori però di quanto previsto da norme giuridiche nazionali e dalle stesse leggi regionali. Cimo ha contestato fin da subito l’istituzione dell’Udi presso l’Azienda ospedaliera universitaria di alta specialità, quale è il Santa Maria della Misericordia di Perugia, per la confusione di ruoli e responsabilità che la nuova modalità organizzativa di lavoro avrebbe potuto ed in effetti ha poi generato, nell’ambito delle competenze di medici ed infermieri”.
“La gestione infermieristica ha una sua assoluta peculiarità che non può però prescindere dal percorso di diagnosi e cura che spetta esclusivamente al medico. Questa sentenza che fa giurisprudenza, permetterà in tutto il nostro paese di evitare situazioni simili che possono arrecare grave rischio alla salute del cittadino”, concludono il segretario Cimo e la presidente della Federazione.
Redazione NurseTimes
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