E’ braccio di ferro tra Governo nazionale e Regione. Quest’ultima intende mantenere in vigore una sua legge del 2018 che prevede il divieto per gli operatori no vax di entrare in contatto con i pazienti ricoverati negli ospedali.
Partono tra le polemiche i reintegri negli ospedali di medici e altri sanitari non vaccinati contro il Covid-19. La procedura si è attivata e avrà tempi brevi, ma scoppia il caso Puglia. La Regione governata da Michele Emiliano ha infatti annunciato l’intenzione di mantenere in vigore la Legge regionale 19 giugno 2018, n. 27, che prevede il divieto per gli operatori sanitari non vaccinati di entrare in contatto con i pazienti ricoverati negli ospedali.
“In Puglia la legge che obbliga il personale sanitario a vaccinarsi anche contro il Covid c’è e rimane in vigore”, ribadisce l’assessore regionale alla Sanità, Rocco Palese. Tale legge stabilisce che “al fine di prevenire e controllare la trasmissione delle infezioni ai pazienti, ai loro familiari, agli altri operatori e alla collettività” la Regione Puglia individua “i reparti dove consentire l’accesso ai soli operatori che si siano attenuti alle indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente”. L’obbligo di vaccino per il personale sanitario in Puglia non riguarda solo il Covid, ma altri dieci vaccini, gli stessi previsti anche dal Piano nazionale.
La legge regionale del 2018 ha pure passato anche il vaglio della Corte Costituzionale, che ne ha dichiarato la legittimità costituzionale con sentenza n. 137 del 6 giugno 2019, affermando che la stessa è indirizzata “specificamente agli operatori sanitari che svolgono la loro attività professionale nell’ambito delle strutture facenti capo al Servizio sanitario nazionale, allo scopo di prevenire e proteggere la salute di chi frequenta i luoghi di cura: anzitutto quella dei pazienti, che spesso si trovano in condizione di fragilità e sono esposti a gravi pericoli di contagio, quella dei loro familiari, degli altri operatori e, solo di riflesso, della collettività”.
Nel 2021 la Regione Puglia ha esteso l’obbligo al vaccino anti-Covid, “purché la pratica di prevenzione sia prescritta in forma di obbligo o raccomandazione dalla legislazione statale, ovvero contenuta in disposizioni normative statali eccezionali e d’emergenza, oppure sia prevista da atti amministrativi nazionali”.
“Considerato che le circolari del ministero della Salute confermano le raccomandazioni e le indicazioni operative in ordine alla copertura vaccinale da SARS-CoV-2, oltre che dall’influenza stagionale, degli operatori sanitari, trovano piena e legittima applicazione le disposizioni contenute nelle norme regionali in vigore”, spiega il direttore del Dipartimento Salute, Vito Montanaro.
In Puglia sono dieci i medici del Sistema sanitario regionale a non aver ricevuto la vaccinazione anti-Covid, e sono 103 i dipendenti in totale, considerando tutti gli operatori sanitari. “La situazione di questo personale sanitario – spiega Palese – è regolata dalla Legge regionale, che consente solo agli operatori che si sono vaccinati, secondo le indicazioni del Piano nazionale di prevenzione vaccinale vigente, di poter accedere a determinati reparti ospedalieri. Questo a tutela dei pazienti e degli stessi operatori. La Regione Puglia ha consolidato nel tempo un quadro normativo regionale in materia di prevenzione vaccinale grazie alla professionalità, alla sensibilità e alle competenze presenti nel quadro dirigenziale regionale e dei Dipartimenti di Prevenzione delle Aziende sanitarie locali, impegnati in prima linea nella prevenzione delle malattie infettive e nella protezione e sicurezza degli operatori”.
Sul rientro negli ospedali dei sanitari non vaccinati prova a fare chiarezza il ministro della Salute, Orazio Schillaci: “Mi sono basato sul fatto che oggi lo scenario è completamento diverso e c’è una grave carenza di organico. E’ vero che i medici reintegrati saranno circa 4mila, ma intanto cominciamo a metterli a disposizione delle direzioni sanitarie. Quello che andranno a fare saranno le singole direzioni sanitarie a deciderlo, valutando il posto migliore dove i medici reintegrati potranno lavorare”.
La conferma che il reintegro avverrà in tempi brevi, già entro la settimana, arriva da Giovanni Migliore, presidente della Federazione delle aziende sanitarie e ospedaliere (Fiaso): “Tuttavia parliamo di piccole cifre, poche unità per ogni ospedale, perché la maggior parte dei medici non vaccinati sono liberi professionisti”.
Filippo Anelli, presidente della Federazione nazionale degli Ordini dei medici chirurghi e degli odontoiatri (Fnomceo), evidenzia come siano 1.878 i medici che potrebbero rientrare effettivamente in servizio. “Al 31 ottobre – afferma – erano 4.004 i medici e gli odontoiatri sospesi. Di questi, 3.543 medici, 461 odontoiatri e 325 doppi iscritti. Andando però a vedere l’età dei sospesi, il 47% dei 3.543 medici, vale a dire 1.665, ha più di 68 anni ed è quindi fuori dal Servizio sanitario nazionale”. Gli infermieri da reintegrare sono invece circa 2.600, mentre 1.194 sono i farmacisti.
Sempre Anelli ha commentato: “Far tornare i medici non vaccinati al lavoro, in questo momento, non è rischioso. L’articolo 32 della Costituzione demanda al Parlamento la definizione del bilanciamento fra i diritti del singoli e quelli della comunità in materia di salute. Durante l’emergenza Covid tutti i partiti, a esclusione di Fratelli d’Italia, avevano ragionato sulla prevalenza del diritto della comunità. Adesso l’andamento della patologia è cambiato, e per questo il Governo propone al Parlamento l’adozione di un atto che ripristini il corretto funzionamento dell’articolo 32 della Costituzione”.
E in merito alla legge pugliese, Anelli, che è anche presidente di Omceo Bari, ha dichiarato: “Non c’è conflitto tra norma nazionale e norma regionale. La prima disponeva che la vaccinazione fosse requisito indispensabile per esercitare la professione, e quindi sospendeva il personale no vax. La seconda non sospende, ma si limita a impedire ai medici non vaccinati di lavorare nei reparti più a rischio”. In Puglia i medici non vaccinati potranno quindi essere allontanati solo da alcuni reparti: “Durante l’emergenza la norma nazionale ha funzionato bene. Avevamo una media di 80 decessi al mese, che quella legge ha fermato, ma adesso la situazione epidemiologica consente il ritorno alla normalità. Resteranno le mascherine e la prudenza”.
Intanto anche la Campania fa una scelta ispirata alla maggiore prudenza. E’ stata infatti inviata ai direttori generali della Aziende sanitarie locali e delle aziende ospedaliere una direttiva a firma del governatore Vincenzo De Luca con la quale “si fa obbligo di definire l’impiego del personale sanitario non vaccinato, tutelando la salute dei pazienti e degli operatori vaccinati”. Saranno quindi messe in campo, si afferma, “le necessarie azioni dirette a contrastare ogni ipotesi di contagio, evitando il contatto diretto del personale non vaccinato con i pazienti”.
Redazione Nurse Times
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