Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa a cura di Antonio De Palma (foto), presidente nazionale del sindacato.
Non bastavano i recenti dati della Ragioneria dello Stato, aggiornati al 2020, a sancire, con il magro di stipendio medio di 1.780 euro mensili, addirittura compresi di premialità e straordinari, che gli infermieri italiani non reggono affatto il passo del mutato costo della vita, alle prese con una inflazione che stringe alla gola le famiglie e che lascia senza fiato.
Arrivano adesso anche i nuovi dati mondiali dell’Ocse, sempre aggiornati al 2020, che danno un quadro più ampio della materia e mettono in evidenza come gli infermieri italiani, e conseguentemente le altre professioni sanitarie del comparto, così come in passato, a livello non solo europeo ma mondiale, siano mestamente collocati in una classifica decisamente imbarazzante, a causa delle amare cifre di uno stipendio che racconta di professionisti decisamente lontani da quella valorizzazione economica di cui il nostro nuovo Contratto regala solo barlumi.
La strada per costruire un futuro economico degno di tal nome è decisamente in salita. Lo dimostrano i numeri impietosi dei quali parliamo, che non possono essere certo ignorati da parte di un nuovo Governo a cui spetta il duro compito, di concerto con le Regioni, di ricostruire una sanità che non può prescindere dalla figura degli infermieri. Noi diciamo basta all’ingrato ruolo di ultimi della classe.
Lo stesso ministro della Salute, Orazio Schillaci, nelle sue prime uscite non ha mancato di denunciare gli allarmanti contenuti dell’Ocse, promettendo iniziative per far crescere i salari del personale sanitario. E andando a vedere i numeri più aggiornati forniti proprio dall’Ocse nel suo portale Health Statistics e riferiti all’anno 2020 (stavolta in dollari), il quadro che emerge conferma come i nostri professionisti (nelle statistiche Ocse sono presenti i dati solo di medici e infermieri), a parità di potere d’acquisto, guadagnano meno di molti nostri partner europei e mondiali. Tutto questo si aggiunge al fatto che, a livello nazionale, tra gli stipendi dei medici e quelli di infermieri e altre professioni sanitarie esiste già un profondo e inaccettabile divario, per ridurre il quale bisognerà lavorare alacremente con il prossimo Contratto.
Per quanto riguarda proprio gli infermieri, in Italia lo stipendio medio del 2020 (sempre a parità di potere d’acquisto e in dollari) è di circa 39mila dollari. Numeri ben distanti dagli 87mila dollari che percepiscono gli infermieri belgi e dagli 81mila dollari di quelli statunitensi. Ma i numeri sono più bassi del 51% anche se riferiti ai tedeschi (59mila dollari nel 2018, ultimo dato presente), agli spagnoli (56mila dollari) e ai britannici (48mila dollari). Facciamo meglio solo di Grecia e Ungheria, ma in questo caso la forbice è molto stretta.
Lo denunciamo da mesi nelle nostre campagne stampa, e questi autorevoli report non fanno che corroborare i nostri ripetuti campanelli di allarme: gli infermieri e le altre professioni sanitarie italiane rischiano concretamente di incarnare il triste ruolo dei nuovi poveri nel nostro Paese, alla luce di uno stipendio che non permette certo di sorridere e guardare al futuro con ottimismo.
Chiediamoci fino a che punto dovremo inghiottire bocconi amari di questo tipo, e chiediamoci anche fino a quando dovremo leggere report che rendono sempre meno appetibile questa professione agli occhi di chi deve decidere se intraprenderla, mentre la fuga dei nostri infermieri all’estero, alla ricerca di ben altre isole felici proprio a causa di queste cifre impietose, rischia di assumere dimensioni davvero preoccupanti.
Redazione Nurse Times
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