Sarebbe già pronta una bozza di disegno di legge. Contrario Matteo Salvini, mentre gli esperti si dividono.
A 20 anni dalla Legge Sirchia, che estese il divieto di fumo a tutti i locali chiusi, è in arrivo una nuova stretta contro le sigarette tradizionali, ma anche sule più recenti sigarette elettroniche (e-cig) e sui prodotti da tabacco riscaldato. La bozza con i nuovi divieti, già annunciati dal ministro della Salute, Orazio Schillaci, sarebbe pronta, come anticipato dal quotidiano La Stampa. Le nuove norme dovrebbero prevedere lo stop al fumo, incluse le e-cig, nei dehors, alle fermate dei mezzi pubblici e anche nei parchi, se sono presenti bambini e donne incinte.
Dati Istat alla mano, i fumatori di sigarette elettroniche sono passati dagli 800mila del 2014 al milione e mezzo del 2021. Una platea composta soprattutto da giovani e giovanissimi. Ogni anno i morti per il tabacco in Italia sono 93mila. Si tratta del 20,6% di tutti i decessi, denuncia la Società italiana di medicina ambientale (Sima). Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in tutto il mondo, entro il 2030, il fumo arriverà a provocare 8 milioni di morti all’anno.
Nel 2022, secondo i dati dell’Istituto Superiore di Sanità (Iss), quasi un italiano su quattro (il 24% della popolazione) era un fumatore: il trend è in ripresa dopo anni di calo. Quando entrò in vigore, la Legge Sirchia fu accolta da forti polemiche. Tuttavia, negli anni successivi, come certifica l’Istat, portò alla riduzione dei ricoveri per infarto del 5% ogni anno e alla diminuzione del 25% delle vendite dei prodotti del tabacco.
Già lo scorso gennaio, illustrando le linee programmatiche del dicastero della Salute, Schillaci aveva annunciato l’intenzione di estendere il divieto di fumo “in altri luoghi all’aperto in presenza di minori e donne in gravidanza; eliminare la possibilità di attrezzare sale fumatori nei locali chiusi; estendere il divieto anche alle emissioni dei nuovi prodotti non da fumo (sigarette elettroniche e prodotti del tabacco riscaldato); estendere il divieto di pubblicità ai nuovi prodotti contenenti nicotina e ai device dei prodotti del tabacco riscaldato”.
Nella bozza il divieto di fumo per tutti i tipi di sigarette riguarderebbe non solo l’interno dei locali, ma anche i tavoli all’esterno (possibile fumare solo se il locale dispone di un’area riservata ai fumatori). Stop a bionde e e-cig anche alle fermate all’aperto di metro, bus, treni e traghetti, mentre dovrebbero essere eliminate le sale fumatori negli aeroporti. Divieto per tutti i tipi di sigaretta anche nei parchi, in presenza di bambini e donne incinte, ma il divieto potrebbe diventare totale. I nuovi divieti, non ancora definitivi e suscettibili di modifiche, potrebbero essere previsti da un disegno di legge di iniziativa governativa, ma il testo potrebbe essere inserito anche in un altro provvedimento in sede di approvazione.
Una stretta che vede contrario il vicepremier Matteo Salvini, che ha scritto su Twitter: “Le sigarette elettroniche stanno aiutando tanta gente ad abbandonare quelle normali. Da ex fumatore che ha smesso quattro anni fa, il divieto di fumarle all’aperto appare esagerato. Voi che dite?”.
Di parere opposto gli oncologi. “E’ una decisione positiva – afferma Saverio Cinieri, presidente dell’Associazione italiana di oncologia medica (Aiom) -, perchè è scientificamente provato che il fumo favorisce l’insorgenza di moltissimi tipi di tumore. Il fumo è correlato anche a patologie cardiovascolari e neurologiche. Pertanto l’estensione dei divieti è senza dubbio condivisibile”.
Cinieri si dice d’accordo anche sull’estensione dei divieti alle e-cig: “Non abbiamo studi sul lungo periodo relativi ai loro effetti, ma senza dubbio le e-cig, sempre più di moda tra i giovanissimi, stanno diventando un veicolo verso l’assuefazione da nicotina proprio nei ragazzi che credono, erroneamente, che questa tipologia di sigaretta non determini dipendenza”.
Accoglie con favore la stretta anche Pasquale Perrone Filardi, presidente della Società italiana di cardiologia (Sic): “E’ un principio di attenzione a tutela pure dei non fumatori. Secondo recenti dati, infatti, non esiste un rischio zero, e anche una breve esposizione al fumo passivo può rappresentare un pericolo per il cuore”.
I divieti, tuttavia, non bastano secondo Fabio Beatrice, direttore del Mediterranean Observatory of Harm REduction (MOHRE) e fondatore del Centro antifumo dell’ospedale San Giovanni Bosco di Torino: “Non sono contrario ai divieti, ma è impensabile che la politica di contenimento del tabagismo, considerando che il tabagismo causa 93mila morti l’anno nel nostro Paese, possa passare solo da politiche di divieti. Sono necessarie altre misure, a partire dall’introduzione di strategie di riduzione del rischio attraverso l’utilizzo delle e-cig, meno tossiche del 95%, per i fumatori che non riescono a smettere. Stupisce la volontà del ministro di estendere i divieti anche alle e-cig, che non andrebbero equiparate alle sigarette tradizionali”.
La pensa allo stesso modo Roberta Pacifici, direttrice del Centro nazionale dipendenze e doping dell’Iss, che avverte: “A differenza di quanto sostenuto da molti, non ci sono dati scientifici sul fatto che questi prodotti aiutino a smettere di fumare e di utilizzare nicotina. Anzi, le informazioni a disposizione dell’Iss dimostrano che contribuiscono all’iniziazione, alla recidiva di chi aveva smesso, e ostacolano anche la cessazione, cioè il percorso di condivisione che le persone intraprendono proprio per liberarsi da questa dipendenza. A questo si aggiunge il fatto che l’87% di chi consuma sigarette elettroniche è un consumatore duale, ossia consuma sia quella elettronica sia quella tradizionale”.
Di diverso avviso, invece, Riccardo Polosa, professore ordinario di Medicina interna all’Università di Catania, fondatore Lega italiana antifumo (Liaf) e del Centro di ricerca internazionale sulla riduzione del danno (Coehar), chje ha dichiarato all’Ansa: “Punto centrale della bozza del nuovo decreto legge antifumo è l’inasprimento dei divieti sia sulle sigarette convenzionali che su i prodotti tecnologici a erogazione di nicotina. Ma estendere questi divieti anche ai prodotti senza combustione manca di solide basi medico-scientifiche”.
Prosegue Polosa: “E’ sbagliato mettere sullo stesso piano sigarette che liberano migliaia di sostanze tossiche e catrame con prodotti senza combustione decisamente molto meno tossiche. Le alternative senza combustione si sono dimostrate dal 95% al 99% meno tossiche delle sigarette convenzionali e rappresentano oggi l’unica vera soluzione per tutti coloro che non vogliono o non riescono a smettere. Paesi come Gran Bretagna, Giappone, Svezia, Norvegia e Nuova Zelanda, dove esiste da anni una politica sanitaria aperta alla riduzione del rischio, registrano un crollo delle vendite delle sigarette convenzionali e l’eradicazione del tabagismo anche tra i giovani. Inoltre la Fda statunitense ha di recente approvato la commercializzazione di questi prodotti, sdoganandoli come appropriati per la protezione della salute pubblica”.
Redazione Nurse Times
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