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Snami Veneto: gli infermieri di famiglia dovrebbero fare da supporto all’attività medica

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Snami Veneto: gli infermieri di famiglia dovrebbero fare da supporto all’attività medica 1
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Infermieri di famiglia vs medici. Secondo il presidente dello Snami Veneto gli infermieri dovrebbero “fare da supporto all’attività medica”

In Veneto, l’introduzione di nuove normative che ridefiniscono il ruolo degli infermieri di famiglia sta scatenando polemiche e contestazioni da parte dei medici. Il presidente del Snami Veneto, Salvatore Cauchi, ha sollevato preoccupazioni riguardo alla delibera regionale che assegna agli infermieri una serie di competenze e interventi che tradizionalmente spettano ai medici di medicina generale.

La delibera, recentemente approvata e pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione, stabilisce un nuovo modello organizzativo e professionale per l’infermieristica di famiglia o comunità. Tra le competenze assegnate agli infermieri di famiglia, vi è la presa in carico delle cronicità nei pazienti che non aderiscono ai trattamenti, sono incapaci di autocurarsi o sono persone fragili con età pari o superiore a 65 anni.

Scintille in Veneto: infermieri di famiglia vs. Medici, chi comanda nella sanità?

Il presidente del Snami Veneto, Cauchi, ha sollevato preoccupazioni riguardo a ciò che questa decisione potrebbe significare per la professione medica. “Questa figura farà sparire il medico di medicina generale”, ha dichiarato. Ha evidenziato che tutte le attività previste per gli infermieri di famiglia sono tradizionalmente attribuite ai medici di famiglia.

Le preoccupazioni di Cauchi derivano da discussioni precedenti con la Regione. I medici avevano richiesto ripetutamente l’implementazione delle medicine integrate e il potenziamento dei team di assistenza primaria con il supporto di personale amministrativo e infermieristico. Tuttavia, queste richieste sembrano essere rimaste inascoltate, nonostante essere state dibattute nei tavoli regionali.

Cauchi ha sottolineato che il problema non riguarda l’aggiunta di figure di supporto all’attività medica.

“Non abbiamo nulla contro la presenza di figure che possano fare da supporto all’attività medica, garantendo una maggiore copertura”, ha affermato. Tuttavia, la delibera regionale sembra puntare a una presenza capillare degli stessi, con l’obiettivo di formarne almeno duemila sin dall’inizio, oppure prevedendone uno ogni tremila utenti.

Questo solleva la domanda su quale sarà il futuro ruolo dei medici di medicina generale, dato che gli infermieri di famiglia saranno incaricati di competenze ed interventi tradizionalmente attribuiti ai medici. La questione rimane aperta, e il dibattito tra i professionisti e le autorità regionali è destinato a continuare.

Redazione NurseTimes

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