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L’importanza dell’infermiere case manager nell’assistenza al paziente oncologico  

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Il ruolo dell’infermiere nell’assistenza al paziente oncologico? Ancora troppo marginale
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Secondo le stime, rispetto al 2020, i casi di tumore nel 2023 sono aumentati di oltre 18.000 casi: da 376.600 nuove diagnosi (194.700 negli uomini e 181.900 nelle donne) a circa 395.000 (208.000 negli uomini e 187.000 nelle donne), questi sono i numeri riportati dall’AIRC.

Fondamentali le nuove campagne di screening non solo per il tumore della mammella e della cervice uterina ma anche del colon-retto. 

Gentile Direttore,

sono un’infermiera, lavoro in radioterapia oncologica e vivo l’universo oncologico da circa 5 anni ma per quanto siano stati importanti le ricerche in campo oncologico e nelle nuove diagnosi il sistema sanitario nazionale resta solo una rete in cui rimanere aggrovigliati.

E’ come la teoria di Darwin il quale affermava ”quelle progenie che erano più adatte a far fronte alle opportunità e ai rischi presentati dalle circostanze ambientali avrebbero avuto maggiori possibilità di sopravvivere e di trasmettere i loro tratti favorevoli alle generazioni successive“ . E’ un po’ brutale e una storia già sentita questa, ma restare a guardare non è quello che noi operatori sanitari dovremmo fare.

Articolo 11 del nostro codice deontologico cita:

“L’infermiere fonda il proprio operato su conoscenze validate e aggiorna saperi e competenze attraverso la formazione permanente, la riflessione critica sull’esperienza e la ricerca. Progetta, svolge e partecipa ad attività di formazione. Promuove, attiva e partecipa alla ricerca e cura la diffusione dei risultati”. 

Articolo 12: “L’infermiere riconosce il valore della ricerca, della sperimentazione clinica ..”.

Se questi sono i fondamenti della mia professione e la Costituzione art. 32 afferma “tutti i cittadini hanno diritto alla salute e garantisce cure gratuite” perché nel 2023 un paziente con diagnosi positiva a tumore non può facilmente accedere agli esami necessari per la stadiazione di un tumore?

Perché pagare ogni mese tasse fisse allo Stato e poi costretto a rivolgersi ad assicurazioni private o attività intramoenia?

Sono questi i dubbi e le perplessità che osservo negli occhi dei miei pazienti ogni giorno e per quanto “la cura” rappresenti uno dei principi fondanti della mia professione, il sistema blocca tutto questo!

Per questo vorrei rimarcare l’importanza dello specializzarsi e fornire un maggior contributo che aiuti i pazienti a disgregarsi da questa rete.

Ad oggi il master in case manager risulta una delle specializzazioni più richieste.

Ma nonostante ciò, la figura non è ancora ben chiara in alcune strutture ospedaliere e pochi sono gli infermieri che decidono di buttarsi a capofitto in questa impresa. Potrebbe essere interessante creare una rete di infermieri case manager che gestiscano in collaborazione con i medici specialisti le cure necessarie interagendo con tutte le aziende ospedaliere presenti sul territorio. Tutto questo non solo faciliterebbe la diagnosi e la stadiazione di un tumore ma dimezzerebbe i costi che il sistema sanitario affronta per esami non necessari e cure terminali e non altamente costose. 

Credo nella ricerca e sono fiera dei traguardi raggiunti ma spero che questo nuovo anno si concentri sull’importanza della preparazione infermieristica riguardo l’inquadramento del paziente oncologico e delle sue necessità.

L’infermiere e tutti professionisti sanitari sono l’anello fondante di ogni processo e per questo è fondamentale che essi siano “educati” nel guidare il paziente dalla diagnosi al follow up.

Sarà altrettanto importante il ruolo del nostro sistema sanitario che permetterà a ogni paziente di proseguire nel processo di diagnosi e cura rendendo disponibili cure ed esami diagnostici a un costo corrispondente al reddito personale. 

Ciocia Annarita

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