Sono sconfortanti i dati emersi dal 19esimo Rapporto di CREA Sanità, Centro di ricerca riconosciuto da Eurostat, Istat e ministero della Salute. Dati che evidenziano come l’Italia perda terreno in tema di spesa sanitaria rispetto ai principali partner Ue (quelli “originari” ante-1995). In pratica, al Servizio sanitario nazionale servirebbero 15 miliardi per non veder aumentare ancora il distacco dal resto dell’Unione europea. Ne abbiamo parlato con Andrea Bottega, segretario nazionale del sindacato Nursind.
“I dati del Rapporto di CREA Sanità – dice Bottega – fotografano e confermano lo stato di grave difficoltà del sistema salute italiano. Il sottofinanziamento del Servizio sanitario nazionale è un fatto acclarato, e lo è tanto per noi addetti ai lavori quanto per il mondo politico. Ma non è solo un problema di risorse economiche, che andrebbero certamente incrementate. E’ anche un problema di qualità, che va migliorata mettendo mano all’organizzazione: servono interventi che, con minori costi, aumentino la qualità dell’assistenza offerta ai cittadini e, al contempo, la qualità di vita lavorativa degli operatori”.
Prosegue Bottega: “Proprio in ragione di una qualità non eccelsa del servizio non c’è da meravigliarsi se i nostri operatori sanitari, oberati da turni di lavoro massacranti, ‘scappano’ dall’Italia o si ‘rifugiano’ nel privato. E’ importante migliorare la risposta al bisogno di salute dei cittadini, spesso alle prese con liste d’attesa interminabili, ma è altrettanto importante rendere più attrattiva la professione infermieristica e valorizzare il lavoro dei medici”.
Su quest’ultimo punto Bottega tiene a precisare: “Ci sono tantissime prescrizioni d’uso con cui gli infermieri hanno familiarità, in virtù delle loro ampie competenze. Peccato che non possano prescrivere nemmeno l’uso di pannoloni, tanto per fare un esempio, senza l’autorizzazione del medico. Se si riponesse maggior fiducia nelle capacità degli infermieri, ne beneficerebbero anche i medici, che potrebbero occuparsi di questioni più importanti. E’ questo che intendo quando parlo di valorizzazione dei medici”.
Tra le criticità emerse dal Rapporto di CREA Sanità figura la carenza di infermieri in Italia, quantificata in circà 60mila unità. Un gap che a molti appare persino sottostimato. “Se ci si riferisce allo squilibrio tra richiesta delle Regioni e numero di infermieri neo-laureati, ed è questo il parametro utilizzato dal Rapporto CREA, ci sta pure che si parli di 60mila unità. Altri sondaggi, però, rimarcano una carenza di personale ben più grave. I dati Ocse, ad esempio, parlano di tre infermieri ogni mille abitanti, e allora il gap è quantificabile in circa 160mila unità. Una stima, questa, che mi pare più realistica”.
In definitiva, quali sentimenti suscitano in Bottega i dati del Rapporto CREA? “Non saprei se definirmi preoccupato oppure rassegnato. Oggi il Servizio sanitario nazionale è in realtà un disservizio, e va completamente rivisto. Bisogna prendere atto di come il privato sia più avanti rispetto al pubblico. Ciò fa sì che molti professionisti, come detto, scelgano di passare proprio al privato, dove le condizioni lavorative sono decisamente migliori. Credo che l’ospedale del futuro sarà una casa di riposo per gli acuti e per le emergenze, laddove le Rsa sono case di riposo per i cronici. Insomma, si va verso la privatizzazione della sanità: un processo già in atto, che sarà difficile arrestare”.
Redazione Nurse Times
Scopri come guadagnare pubblicando la tua tesi di laurea su NurseTimes
Il progetto NEXT si rinnova e diventa NEXT 2.0: pubblichiamo i questionari e le vostre tesi
Carica la tua tesi di laurea: tesi.nursetimes.org
Carica il tuo questionario: https://tesi.nursetimes.org/questionari
Lascia un commento