L’allarme è stato lanciato dall’Opi e dalle organizzazioni sindacali a Trieste, poiché i professionisti del settore sanitario potrebbero vedersi tagliati fino a 300 euro al mese a partire da marzo.
La modifica al metodo di definizione delle Rar (risorse del salario aggiuntivo) da parte dell’assessore regionale alla Salute, Riccardo Riccardi, ha sollevato preoccupazioni riguardo a una possibile perequazione al ribasso nell’area giuliano isontina.
Secondo la presidente provinciale dell’Ordine delle professioni infermieristiche di Trieste, Cristina Brandolin, il nuovo metodo rischia di penalizzare in particolare le strutture triestine di Asugi e del Burlo. Le stime indicano che, a partire da marzo, gli infermieri potrebbero subire una riduzione di circa 300 euro al mese. Tuttavia, l’impatto potrebbe estendersi oltre il mero aspetto finanziario, minacciando l’attrattività di Asugi e del Burlo per i professionisti provenienti da altre regioni, poiché il trattamento economico è cruciale per riconoscere l’impegno di chi lavora in condizioni sempre più difficili.
Brandolin sottolinea la gravità della situazione, affermando che “siamo davanti a un caso gravissimo. Ne va della tenuta del sistema delle cure di una popolazione, tra l’altro, con età media avanzata come quella di Trieste. Il venir meno del giusto riconoscimento del capitolo Rar a persone che dedicano la loro vita alla tutela della salute dei cittadini non è accettabile.”
La riduzione dei salari potrebbe avere ripercussioni significative sulla qualità delle cure fornite, e la preoccupazione si estende anche all’attrattività per nuovi professionisti, mettendo a rischio la tenuta complessiva del sistema sanitario locale.
Gli esperti sottolineano che il giusto riconoscimento economico è fondamentale per valorizzare l’impegno di coloro che operano in condizioni sempre più difficili, con turni pesanti e stipendi già inferiori rispetto al resto d’Europa.
Le organizzazioni sindacali stanno attivamente sollecitando un riesame della decisione e un dialogo con le autorità regionali per evitare potenziali conseguenze negative sulla forza lavoro sanitaria e sulla qualità delle cure offerte alla popolazione. Resta da vedere come si evolverà la situazione e se saranno adottate misure per affrontare le preoccupazioni sollevate dalle organizzazioni sindacali.
Redazione Nurse Times
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