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Morte Astori, confermata la condanna del medico sportivo per omicidio colposo

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Caso Astori, chiuse indagini per falso materiale: 3 medici indagati
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La morte del calciatore Davide Astori poteva essere evitata. L’ex capitano della Fiorentina, trovato morto nella camera di albergo a Udine la mattina del 4 marzo 2018, dove era insieme alla sua squadra, fu ucciso da un’aritmia ventricolare maligna, dovuta a una grave patologia cardiaca che non gli era mai stata diagnosticata.

Per questo la Corte d’appello di Firenze ha confermato la condanna in abbreviato a un anno di reclusione (pena sospesa) per il professor Giorgio Galanti, ex direttore di Medicina dello Sport dell’ospedale di Careggi, accusato di omicidio colposo per aver certificato in due occasioni, nel 2016 e nel 2017, l’idoneità sportiva del calciatore.

Astori, secondo la sentenza di primo grado, poteva essere salvato se solo la malattia cardiaca che lo uccise fosse stata diagnosticata. Invece, violando i protocolli medici, si sarebbe trascurata la necessità di svolgere alcuni esami, nonostante una extrasistolia ventricolare fosse emersa durante le prove sotto sforzo.

In attesa di un probabile ricorso in Cassazione della difesa i giudici hanno confermato anche il risarcimento: il medico dovrà versare una provvisionale complessiva di 1.090.000 euro, di cui 490mila euro a favore di Francesca Fioretti e Vittoria Astori, rispettivamente compagna e figlia del calciatore, e i rimanenti 600mila euro a beneficio dei genitori e dei fratelli. Era stata la stessa sostituta pg Melania Bellini a chiedere la conferma della sentenza di primo grado inflitta dal gip di Firenze, Antonio Pezzuti, nel maggio 2021.

“I periti hanno aggiunto che la sospensione dell’attività sportiva avrebbe sicuramente rallentato la progressione della malattia ma comunque non avrebbe escluso con certezza l’arresto cardiaco – scriveva il gup Antonio Pezzuti -. Tale argomentazione non appare condivisibile”. Questo perché, secondo il giudice, “una corretta diagnosi effettuata all’esito di tutti i necessari accertamenti avrebbe comportato l’installazione di un impianto di defibrillazione, e ciò avrebbe escluso la morte del calciatore”.

“Ora mi sento più leggera – ha detto Francesca Fioretti, presente nell’aula 30 del palazzo di giustizia -. Spero vivamente, grazie a questa sentenza, che quanto successo a Davide non si ripeta più. Ringrazio tutti per l’affetto dimostrato nei confronti di Davide e di tutti noi”.

“Ogni volta che veniamo a Firenze sentiamo l’affetto della gente, non solo dei tifosi, e ciò riscalda il cuore – ha aggiunto Marco Astori, fratello del capitano viola – Andiamo avanti con l’associazione intitolata a Davide non solo con un percorso di sostegno alla ricerca in materia di cardiomiopatia aritmogena, ma anche per contribuire a modificare l’iter dei controlli per le attività sportive”.

L’avvocato Alessio Mazzoli, che assiste l’ex compagna e la figlia di Davide Astori, ha sottolineato: “Il dispositivo conferma totalmente la sentenza di primo grado: non sono state modificate né la pena né le statuizioni civili. Le considerazioni a livello umano, purtroppo, sono altre, più complesse a ampie”.

Per l’avvocato Alessandro Zonca, legale dei genitori e del fratello di Davide Astori, “la procura di Firenze e in particolare il pm Antonio Nastasi, insieme ai consulenti medici, hanno espresso un lavoro importante di alto grado di professionalità rispetto al tema dell’applicazione dei protocolli che, in questo caso, non è stato così attento e diligente”.

Redazione Nurse Times

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