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Un raro caso di autosomministrazione di mercurio per via endovenosa

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Somministrazione farmaci: gli infermieri piemontesi non rispettano i protocolli “per fare prima”
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Dal colore argentato, splendente e unico metallo che possiamo trovare allo stato liquido a temperatura ambientale. Il mercurio sembrerebbe davvero un elemento meraviglioso.

Ma nonostante possa sembrare un incanto della natura, nessuno vorrebbe che qualcuno potesse mai pensare di somministrare tale elemento per via endovenosa.

Di seguito illustrerò un caso clinico riportato sul giornale scientifico BMC Research Notes. Una ragazzina di 15 anni proveniente dallo Sri Lanka ha fatto ciò che molti non sognerebbero mai di fare.

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Le frecce mostrano il deposito intramuscolare di mercurio

Se fosse stata consapevole della tossicità del Mercurio e dell’inibizione enzimatica che può causare, probabilmente non se lo sarebbe autosomministrato in entrambe le braccia.

Oltre 2 millilitri della sostanza vennero introdotti nell’organismo della giovane. La motivazione sarebbe stata il tentativo di emulazione di una scena vista in un film, nella quale ciò avrebbe comportato la comparsa di superpoteri. Così facendo ha potuto comprendere quanto ciò non sia realistico.

Fortunatamente l’adolescente è sopravvissuta, riportando conseguenze marginali rispetto al pericolo corso.

Una settimana dopo il suo folle esperimento, i genitori portarono la figlia presso il National Hospital of Sri Lanka, dopo che da 3 giorni era comparsa febbre alta ed eritema cutaneo su buona parte del corpo.

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Le frecce mostrano il deposito intramuscolare di mercurio

Questi sintomi avrebbero potuto trarre in inganno i medici che hanno preso in carico la ragazza, ma fortunatamente la stessa, ha saggiamente confessato di essersi autosomministrata due dosi di mercurio in vena sette giorni prima.

Dopo aver effettuato una radiografia, la storia che avrebbe potuto apparire incredibile ha trovato conferma. Anche il risultato degli esami ematici risultò compatibile con la tesi della paziente.

I sanitari somministrarono Dimercaprolo, un agente chelante dei metalli, per rimuovere il Mercurio presente nel torrente ematico. Il farmaco, reagendo con l’elemento, lo converte in un composto che può essere escreto dall’organismo.

Sono anche intervenuti chirurgicamente su entrambe le braccia della 15enne, per rimuovere manualmente i quantitativi di metallo più estesi che si erano accumulati nel tessuto muscolare, che possono essere visti chiaramente nella seguente immagine.

La ragazzina sottrasse il Mercurio dal laboratorio improvvisato del padre che, nel tempo libero, si divertiva a condurre esperimenti scientifici in casa.

Fortunatamente il mercurio allo stato elementare, non è così pericoloso nel breve periodo come i composti quali Metilmercurio o il Cloruro di Mercurio.

Tuttavia, se la ragazza non avesse ricevuto il trattamento in tempo utile, avrebbe potuto subire lesioni permanenti al sistema nervoso centrale o addirittura morire.

Simone Gussoni

Fonte: Thanuja Nilushi Priyangika et al. “A rare case of self-injection of elemental mercury.” BMC Res Notes (2016) 9:189 DOI: 10.1186/s13104-016-1992-8

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