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20.000 vittime dell’epidemia oltre i morti dichiarati

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20.000 vittime dell’epidemia oltre i morti dichiarati
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La supermortalità della primavera 2020 stimata dal Centro Studi Nebo sulla base dei dati pubblicati il 22 ottobre dall’Istat (relativi ai primi otto mesi del 2020, per la prima volta riferiti a tutti i 7.903 Comuni italiani) è di 20.000 decessi, da aggiungere a quelli dichiarati dalla Protezione Civile.


Si tratta di casi per i quali non è ancora nota la causa del decesso, ma che rappresentano un eccesso di mortalità (oltre quella attesa su base storica e quella attribuita a Covid-19) concentrato in particolare tra il 5 marzo e il 15 aprile 2020.


Questo periodo è stato individuato osservando l’andamento dei dati Istat: dall’eccezionale aumento della mortalità a partire dai primi giorni di marzo (che raggiunge il massimo al termine di quello stesso mese) e fino alla metà di aprile si evidenzia un numero di decessi rispetto alla media del quinquennio precedente sensibilmente superiore ai dati pubblicati quotidianamente dalla Protezione Civile.

Per quelle 6 settimane l’Istat ha infatti rilevato 119.000 decessi, 42.000 in più rispetto quelli mediamente riscontrati nei cinque anni precedenti, mentre per lo stesso periodo i decessi correlati a Covid-19 segnalati dalla Protezione Civile sono 21.500.


Dei restanti 20.000 decessi oltre la metà riguarda persone residenti in Lombardia (quasi 12.000 morti, a fronte degli 11.000 esplicitamente segnalati come correlati a Covid-19) e un ulteriore quarto è assorbito, complessivamente, da Piemonte, Emilia Romagna e Liguria.
In quasi tutte le regioni del Nord, ma anche in Puglia, Sardegna e Calabria, i decessi non giustificati dai casi attribuiti a Covid-19 incidono per più del 40% sull’eccesso di mortalità.


Va sottolineato che i 20.000 morti assenti dalle statistiche della Protezione Civile rappresentano, con ogni probabilità, una sottostima: nel primo bimestre dell’anno, infatti, la mortalità del 2020 si era rivelata inferiore del 9% circa rispetto a quella media del quinquennio precedente; nell’ipotesi di un analogo andamento nel bimestre successivo la stima raggiungerebbe i 27.000 casi.


L’eccesso di mortalità 2020 sembra poter essere correlato all’epidemia ma non necessariamente alla malattia: come sottolineato in un precedente approfondimento Nebo, sarà necessario analizzare i dati per causa di morte, a oggi non disponibili, per valutare in quale misura la supermortalità sia direttamente addebitabile al Coronavirus, per via di mancate diagnosi e quindi delle relative notifiche, e quanto invece la pandemia abbia inciso in modo indiretto, condizionando il ricorso ai servizi sanitari, gli stili di vita e altri determinanti della salute.


In entrambi i casi la mortalità rappresenta un indicatore sentinella di una criticità di più vasta portata i cui effetti potranno essere misurati solo con l’analisi di flussi informativi non limitati ai soli casi di morte ma estesi alla ospedalizzazione per causa e soprattutto a dati epidemiologici puntuali, esaustivi e aggiornati, da sempre carenti nel nostro Paese.

Decessi avvenuti fra il 5 marzo e il 15 aprile 2020 e differenza con la media del quinquennio 2015-2019

Redazione Nurse Times

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